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Europa e Italia in prima linea per lo sviluppo delle fonti rinnovabili

La crisi climatica, i progressi nelle tecnologie, la crescita dei prezzi, aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina, stanno sollecitando la ricerca di nuove fonti di energia. Il rapporto “Filiere del futuro”, promosso da Fondazione Symbola e Italian Exhibition Group, mostra l’impegno del nostro paese e il percorso avviato per vincere questa sfida

In tutto il mondo è in atto una vera e propria corsa allo sviluppo di fonti rinnovabili. Nel 2022 gli investimenti mondiali nell’energia sostenibile hanno toccato il valore record di 495 miliardi di dollari e nei prossimi cinque anni si prevede che verrà installata una potenza rinnovabile pari a quella degli ultimi venti. Risultati importanti anche per il vecchio continente dove lo scorso anno si è innalzata la capacità fotovoltaica di 41,4 GW, ovvero il 47% in più rispetto al 2021. Solo la Germania, ha installato lo scorso anno 7,2 gigawatt solo di fotovoltaico e altri 3 di eolico, la Spagna ha superato i 7 gigawatt di fotovoltaico e uno di eolico, l’Olanda si è attestata attorno ai 4 gigawatt di fotovoltaico e 1 di eolico, la Francia ha superato i 2 gigawatt di fotovoltaico e arriverà a 2 di eolico. L’Italia con 2,5 GW fotovoltaici sta recuperando il terreno perso con la stasi degli ultimi anni. La strada da percorrere però è ancora lunga: secondo recenti stime di Elettricità Futura, per sintonizzarsi con gli obiettivi del RePowerEu serviranno 85 gigawatt di nuova capacità rinnovabile, da ripartire essenzialmente tra eolico e fotovoltaico, da qui al 2030, con una media annuale di 10-12 gigawatt di nuove installazioni rinnovabili dal 2025 in poi. Un percorso ambizioso e coerente con l’obiettivo della neutralità carbonica fissato per il 2050, che non è solo un target nazionale, ma una sfida collettiva da vincere in tutta Europa

Le filiere del futuro

Dal primo rapporto sulla geografia produttiva delle rinnovabili in Italia “Le Filiere del futuro”, promosso da Fondazione Symbola e Italian Exhibition Group, emerge che sono 21.378 le imprese attive nel comparto delle energie rinnovabili. L’analisi dei risultati restituisce un quadro articolato dal punto di vista settoriale, che mette in risalto i diversi ambiti di intervento delle imprese nella filiera delle rinnovabili e mostra come a primeggiare siano le attività di Installazione e manutenzione (44,1%), seguite da commercio (14,1%), manifattura (11,2%), produzione e distribuzione di energia (7,2%) e consulenza, collaudo, monitoraggio (7,1%). Lo scopo del rapporto è rappresentare dettagliatamente la distribuzione delle aziende attive nella filiera dell’energia green, specificandone la collocazione e le caratteristiche. I dati raccolti evidenziano che il 69,5% delle imprese ha investito sul fotovoltaico, il 32,1% sull’eolico, il 17,1% sulle bioenergie, il 15,1% sull’idroelettrico, il 12,1% sul geotermoelettrico e il 7,8% nel solare termico. L’approccio, pur portando a numeri significativi sulla filiera, non rileva tuttavia le imprese individuali e sottostima l’apporto delle Pmi. Ambiti che, se adeguatamente considerati, porterebbero a numeri maggiori rispetto a quelli stimati.

La geografia delle rinnovabili in Italia

Guardando ai territori italiani oltre un terzo delle imprese si concentra in Lombardia, Lazio e Veneto. La Lombardia con 3.778 unità e il 17,7% della quota nazionale è la regione più green, anche se, a livello provinciale, è Roma a superare Milano, un risultato fortemente condizionato dalle attività di installazione e manutenzione. Seguono poi il Lazio con 2.446 e una quota del 10,5%, il Veneto (1.995, 9,3%), la Campania (1.733, 8,1%) e l’Emilia-Romagna (1.703, 8,0%). Queste cinque regioni costituiscono nell’insieme più della metà, il 53,6%, del totale delle imprese rinnovabili italiane.
Dal punto di vista dei singoli settori, considerato il peso mediamente elevato in tutte le aree per le attività di installazione e manutenzione degli impianti, queste emergono in modo specifico nel Lazio. Nel segmento manifatturiero legato allo sviluppo di prodotti, componenti e macchinari è invece ancora Milano a dominare con 116 imprese (4,8% del totale nazionale), seguita a brevissima distanza da Brescia (108, 4,5%), e ben tre provincie Venete, quelle di Vicenza (101, 4,2%), Padova (84, 3,5%) e Treviso (79, 3,3%), a testimonianza di una forte concentrazione di attività in Lombardia e nelle aree del Triveneto. Nella produzione biogas e green gas, la concentrazione sul territorio si fa più elevata rispetto alle altre attività e vede in testa alla classifica sempre il capoluogo lombardo (209 imprese, ben 13,5% del totale nazionale). Stesso discorso per le attività di consulenza, collaudo, monitoraggio e nel settore del commercio (212 aziende, 7,0% del totale nazionale).

La crescita della green economy

Le imprese individuate manifestano inoltre parametri dimensionali importanti, a dimostrazione della continua crescita del settore anche per quanto riguarda la forza lavoro. La dimensione in termini di addetti è, infatti, di 13,4 unità, superiore di 3,6 volte rispetto alla totalità delle imprese extra-agricole. Grazie all’importanza data alla sfida della transizione verde, inoltre, è possibile notare esperienze di rilievo internazionale come la più grande gigafactory d’Europa per la produzione di moduli fotovoltaici (3 GW all’anno) che sarà attiva dal 2024 a Catania e il proliferare di soluzioni e tecnologie nel campo dello stoccaggio, della produzione e del design.