le-imprese-femminili-sono-una-realta-che-cresce

Le imprese femminili sono una realtà che cresce

Rappresentano il 22% delle aziende a livello nazionale, ma si mostrano interessate più di quelle a guida maschile alle tecnologie digitali e alla sostenibilità ambientale. Per giovani e straniere sono una via di affermazione

Le imprese guidate da donne rappresentano in Italia il 22,2% del totale, che tradotto in numeri fa 1 milione e 345mila unità su oltre 6 milioni di aziende attive. Si tratta di un contributo importante all’economia nazionale che ha, tra le altre, la peculiarità di rappresentare una via di affermazione sociale e di ricerca di un modello di lavoro a immagine dei propri interessi ed esigenze nel rapporto tra vita privata e professionale.
Secondo il V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro studi Tagliacarne e Si.Camera, le imprese guidate da donne sono più piccole e con una minore capacità di sopravvivenza, ma più attente ai temi guida dell’economia attuale rappresentati dalle tecnologie digitali e dalla sostenibilità ambientale.

Secondo lo studio, l’esperienza della pandemia ha aumentato del 14% le imprese femminili che hanno deciso di investire nel digitale e del 12% quelle che investono per migliorare l’impatto ambientale, tra le aziende gestite da uomini i dati sono rispettivamente dell’11% e del 9%. Questi dati si sommano al 31% che ha deciso di mantenere o aumentare la quota di investimenti in tecnologie e al 22% che ha fatto altrettanto nel green, in linea con le altre imprese per le quali i dati sono rispettivamente il 31% e il 23%. A questi impegni si contrappone però la scelta inversa di circa la metà delle imprese al femminile, che hanno deciso di bloccare gli investimenti nei due ambiti o di non avviarli.

Le imprese guidate da donne si mostrano, quindi, orientate a investire in tecnologie digitali e nella sostenibilità ambientale, esse rilevano però - in misura leggermente maggiore rispetto a quelle a guida maschile - l’esigenza di sostegni di tipo finanziario (17%) e formativo, oltre a richiedere di agire per semplificare le procedure amministrative per l’accesso a incentivi e agevolazioni (16%). In particolare, la formazione sulle due tematiche indagate è richiesta sia a livello scolastico e universitario (18%) sia come affiancamento sul luogo di lavoro (13%).

Piccole e più fragili, ma sono protagoniste nel Mezzogiorno

Lo Studio descrive poi le peculiarità che distinguono le aziende guidate da donne: il 96,8% sono imprese sotto i 9 addetti (94,7% tra quelle maschili), anzi, per il 61,4% si tratta di ditte individuali, contro il 48,2% delle altre: un sintomo di debolezza che giustifica parzialmente il fatto che a tre anni dall’apertura la quota di quelle ancora operative è al 79,3% (83,9% il dato maschile) e che a cinque anni la percentuale scenda al 68,1% (al 74,3% le altre).

Guardando ai settori, il 66,9% opera nei servizi (55,7% quelle maschili), mentre a livello geografico si nota una significativa presenza nel Sud Italia (36,8% contro il 33,7% delle aziende non femminili). Anche se il Nord del paese conta in termini assoluti il numero maggiore di aziende condotte da donne (circa 552mila realtà, il 20,5% del totale delle imprese), 495mila si trovano nelle regioni del Sud e nelle Isole (23,7%), con in testa la Campania (140mila), la Sicilia (117mila) e la Puglia (89mila); al Centro nel complesso sono censite 297mila imprese, poco meno della metà delle quali nel Lazio (141mila).

I dati relativi al secondo trimestre di quest’anno mostrano una sostanziale stabilità nell’avvio di nuove imprese guidate da donne (solo 1.727 unità, +0,1% rispetto al 2021) sintomo forse della scelta di attendere tempi più promettenti rispetto a quelli attuali: su questo punto, i cluster che presentano i numeri migliori sono le società di capitali (+2,9%), le aziende straniere (+2,6%) e quelle situate nel Mezzogiorno (+0,6%).
Aprire un’impresa sembra essere una scelta di affermazione più per le donne che per gli uomini: il 10,5% delle aziende a guida femminile è condotta da giovani donne (7,6% i giovani uomini), mentre le imprenditrici di origine straniera sono l’11,8% del totale femminile contro il 10,4% dei maschi.