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Lavoro, luci e ombre di un sistema bloccato

I dati sull’occupazione e sulle imprese si muovono lentamente e non seguono l’andamento vertiginoso del Pil. Secondo Unioncamere occorre continuare a puntare su digitale, transizione ecologica e scuola

Nel corso dello scorso anno, il 60% delle imprese dell’industria e dei servizi ha programmato assunzioni, a fronte del 58,8% registrato nell’ultimo anno prima della pandemia, il 2019. Sono 4,6 milioni le entrate previste, anche questo un dato leggermente superiore (+0,5%) a prima dell’arrivo del nuovo coronavirus. Lo ha rivelato il Bollettino annuale del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che mostra come i driver principali del cambiamento delle imprese in cerca di un’uscita dalla crisi siano le competenze digitali e la transizione verso un’economia più sostenibile. 

Lo dicono le percentuali: il 71% delle imprese ha investito nell’ultimo anno nella propria trasformazione digitale, mentre il 53% ha investito in competenze green. Gli inserimenti di nuovo personale sono trasversali a tutti i settori, mentre sono confermate, peraltro, le difficoltà di reperimento di personale specializzato e diminuiscono le richieste per le professioni impiegatizie e la domanda di diplomati: tale difficoltà di reperimento è in aumento per quasi tutti i profili professionali.

Resta il gap tra domanda e offerta 

Secondo Unioncamere “la ripresa dell’economia porta con sé una ripresa anche per l’occupazione”, e tuttavia rimane il gap tra domanda e offerta. Per i profili più qualificati, “c’è indubbiamente una carenza numerica ed è fondamentale per questo lavorare sull’orientamento all’interno dei percorsi scolastici”, sottolinea l’ente. Per i profili meno qualificati, invece, il tema centrale è l’esperienza e, per questo, “occorre insistere sull’utilità per i giovani di avere, già dalla scuola, un primo contatto con il mondo del lavoro e di sperimentare sul campo le proprie inclinazioni e abilità”

Tema caldo, questo, dato il riproporsi del dibattito intorno all’alternanza scuola-lavoro, dopo il tragico caso del ragazzo di 18 anni morto in un’azienda in provincia di Udine, proprio l’ultimo giorno della sua esperienza formativa. A quell’episodio, come noto, sono poi seguite alcune manifestazioni studentesche durante le quali le Forze dell’ordine sono intervenute con modalità ancora tutte da chiarire. 

Occupazione e disoccupazione: piccoli assestamenti 

Ma sono proprio i giovani a beneficiare meno di altri della ripresa. L’Istat ha rilevato a gennaio un tasso di disoccupazione giovanile al 27%, sostanzialmente stabile rispetto alle rivelazioni precedenti. E tuttavia, confrontando i dati con un anno fa, il tasso di occupazione sale per tutte le classi di età. 

Rispetto a dicembre 2020, spiega Istat, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-7,6%, pari a 184mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-4,7%, pari a 653mila). 

Stavolta, a differenza di quanto si è visto spesso in precedenza, c’è stata una crescita del numero di occupati tra le donne, ma anche tra i dipendenti a termine e tra le persone con meno di 50 anni. Calano invece gli uomini al lavoro, gli autonomi e gli ultra cinquantenni. Infine, il tasso di occupazione è stabile al 59%, come quello di disoccupazione al 9% (-0,1%), ma con il pesante passivo dei giovani (26,8%, -0,7%) e il dato allarmante del 35,1% degli inattivi in età lavorativa.