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Il 2022 sarà l’anno post-Covid per l’economia italiana?

La crescita del Pil nel 2021 (+6,5%) è un record per l’Italia, ma lo è anche l’inflazione (+4,8%), anch’essa (quasi) un inedito. Bankitalia vede rosa per i prossimi anni, ma i rischi sono tanti e importanti: nel breve molto dipenderà dalla pandemia, mentre a medio termine decisiva sarà l’attuazione del Pnrr

Il 2022 si apre con buone notizie per l’economia italiana, anche se i rischi legati all’inflazione e all’aumento del costo dell’energia smorzano gli entusiasmi. È stato festeggiato il risultato del Pil: la crescita è, come si dice in questi casi, record, pari al +6,5% rispetto al 2020. La crescita 2021 rappresenta un record storico, giacché dal 1995, anno d’inizio delle serie storiche, non si è mai registrato un incremento così alto. La variazione già acquisita per il 2022 è pari al 2,4%. 

"L'economia italiana – commentano da Istat – registra per il quarto trimestre consecutivo (l’ultimo del 2021, ndr) un’espansione, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti. Anche dal lato tendenziale, la crescita è risultata molto sostenuta, superiore ai 6 punti percentuali”. I dati mostrano pertanto uno sviluppo dal lato dell’offerta e una crescita ulteriore del settore dell’industria e dei servizi, mentre l’agricoltura ha registrato una flessione

L’inflazione sempre più calda 

Insomma bene, anche se occorre sempre considerare che il +6,5% è in parte frutto di un rimbalzo dopo il crollo del 2020 pari all’8,9%, causato dalla pandemia e dalle misure prese per combattere il virus. Sull’andamento dell’economia italiana (ma anche globale) pesano i rischi dell’aumento dei prezzi, a causa soprattutto dell’inflazione galoppante, mai così robusta da 26 anni. 

A gennaio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic) ha registrato un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua. Per ritrovare numeri simili occorre andare indietro fino all’aprile 1996: un’altra Italia, che misurava la sua ricchezza in lire. I cosiddetti beni energetici regolamentati sono esplosi, con una crescita su base annua mai registrata prima e pari al 38,6%, ma anche in altri comparti l’inflazione sta mietendo vittime. 

Il paniere: esce l’hoverboard, entra il poke 

Intanto l’Istat, proprio per adeguarsi al cambio di abitudini di consumo e riflettere così al meglio l’impatto dell’andamento dei prezzi sulle finanze di famiglie e imprese, ha cambiato il proprio paniere. Nel 2022 entrano quindi, tra le varie novità, il test sierologico, il tampone molecolare e rapido per Covid-19, il saturimetro e il costo della psicoterapia individuale. E poi la sedia da pc, per lavorare da casa, i servizi di streaming di musica, la friggitrice ad aria e il poke take away. Escono dal paniere il cd e l’hoverboard. Ma, come si diceva non siamo i soli a soffrire dell’impennata dei prezzi al consumo. 

Come scrive Banca d’Italia nel suo ultimo bollettino economico, l'inflazione nell’Ue ha toccato il valore più elevato dall’avvio dell'Unione monetaria, a causa dei rincari eccezionali della componente energetica, in particolare del gas, che risente in Europa anche di fattori di natura geopolitica. Secondo le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema l’inflazione scenderà progressivamente nel corso del 2022, collocandosi al 3,2% nella media di quest’anno e all’1,8% nel biennio 2023-24. 

La crescita potrebbe durare almeno fino al 2024 

Secondo gli analisti, il Pil tornerà sul livello pre-pandemia a metà del 2022, con un’espansione che proseguirà a ritmi robusti. Si può prevedere un +3,8% nel 2022, +2,5% nel 2023 e +1,7% nel 2024. Il numero di occupati, invece, potrebbe crescere più gradualmente e tornerebbe ai livelli pre-crisi alla fine del 2022. Bankitalia, infine, prevede che i prezzi al consumo saliranno del 3,5% nella media dell’anno in corso, dell’1,6% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024. 

Come noto le prospettive sono soggette a molteplici rischi: nel breve termine, scrivono da via Nazionale, l’incertezza è connessa con le condizioni sanitarie e con le tensioni sul lato dell'offerta, che potrebbero rivelarsi più persistenti delle attese e mostrare un grado di trasmissione all’economia reale più accentuato. Nel medio termine, le proiezioni rimangono condizionate alla piena attuazione dei programmi di spesa inclusi nella manovra di bilancio e alla realizzazione “completa e tempestiva” degli interventi previsti dal Pnrr.