turismo-e-covid-19-le-restrizioni-non-sono-determinanti

Turismo e Covid-19, le restrizioni non sono determinanti

Un nuovo studio di Banca d’Italia mostra come dall’inizio della pandemia, i viaggi verso l’Italia siano stati condizionati dal rischio di contagio a livello locale più che dalle condizioni di accesso su base nazionale

Le considerazioni sul rischio di contagio hanno svolto un ruolo significativo nel plasmare i modelli turistici internazionali durante la pandemia. Questa non è ovviamente una novità: la pandemia ha influito negativamente sul turismo perché, banalmente, è stato ostacolato dalle restrizioni imposte dai governi per contenere i contagi. Ma questa è solo una parte della storia.
Da un’analisi approfondita di Banca d’Italia, che ha utilizzato i dati settimanali sul numero di visitatori stranieri in Italia da gennaio 2019 fino al febbraio 2021, forniti da un primario operatore di telefonia mobile, emerge una correlazione stretta non solo tra l’applicazione delle restrizioni agli spostamenti e i flussi turistici, ma anche (e forse soprattutto) una dinamica tra la percezione del rischio contagio in una singola provincia e il turismo in quello stesso territorio. In poche parole, non basta togliere le restrizioni per far ripartire il turismo.

Non basta revocare le restrizioni
“Documentiamo – scrivono gli analisti – una relazione negativa molto robusta a livello provinciale tra le condizioni epidemiologiche locali e l’afflusso di viaggiatori stranieri”.
Confrontando le misure restrittive a livello nazionale e regionale, i turisti sembrano prestare attenzione non solo al rischio di contagio nel Paese ma anche quello che riguarda la destinazione locale. “L’implicazione politica – sostiene Bankitalia – è che per rilanciare i flussi turistici internazionali è necessaria una sostanziale riduzione del rischio di contagio, piuttosto che una semplice revoca delle restrizioni”.

Colpiti i viaggi di piacere

Dall’indagine, emerge anche che, dall’inizio della pandemia, le province specializzate nel turismo d’arte sono state le più colpite, mentre le province con un orientamento più prevalente ai viaggi d’affari sono state significativamente più resilienti. Inoltre, le province che prima erano più “alberghiere” in termini di scelte ricettive fatte dai visitatori sono state colpite più duramente rispetto alle province caratterizzate da un maggior ricorso ad abitazioni private, case in affitto ecc.
Inoltre, sono andate meno in crisi gli arrivi verso destinazioni locali più facilmente raggiungibili con mezzi di trasporto privati, come auto di proprietà o noleggi.

Un mondo più grande
“Questa evidenza – sostengono gli analisti – è complessivamente coerente con l’ipotesi che il rischio di contagio abbia influenzato non solo le decisioni dei turisti sull’opportunità del viaggio in sé, ma anche come viaggiare e dove alloggiare”, con effetti a macchia di leopardo che, ancora una volta, non sono sempre direttamente correlati alle restrizioni a livello nazionale.
Osservando la variazione tra Paesi, l’intensità e la differenziazione delle restrizioni all’ingresso sono stato in effetti un fattore chiave per spiegare gli spostamenti internazionali, ma i requisiti di screening all’ingresso (come l’obbligo di tampone negativo) non hanno scoraggiato in modo significativo gli arrivi.
I viaggiatori europei provenienti da Paesi più lontani dall’Italia sono diminuiti per altre ragioni, compresa una rinnovata importanza data, semplicemente, alla distanza tra la partenza e l’arrivo.
In poche parole, il mondo, con la pandemia, si è ingrandito nella percezione delle persone.