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L’economia italiana accelera oltre le aspettative

La Commissione Europea rivede al rialzo le stime di crescita per il nostro Paese, che avrà quindi uno sviluppo del Pil pari al 6,2% nel 2021. Meglio di noi solo la Francia, mentre Germania e Spagna escono ridimensionate. Restano i rischi legati alla pandemia e la debolezza della produzione industriale

Mentre l’Europa torna al centro della pandemia con la recrudescenza della quarta ondata, che in certi Paesi ha già riproposto d’attualità i lockdown, l’Italia, non certo immune ma finora risparmiata dai grandi numeri dei contagi, corre. O meglio, l’economia italiana, per una volta, cresce a ritmi superiori alle aspettative.
Lo dicono i dati della Commissione Europea, che ha rivisto al rialzo, e non di poco, la crescita del Pil italiano che dovrebbe attestarsi al +6,2% nel 2021, al +4,3% nel 2022 e al +2,3% nel 2023. Un triennio che, in parte, riscatta il nostro Paese da anni di stagnazione e crescita dello “zerovirgola”. Rispetto alle previsioni estive, pubblicate dalla Commissione lo scorso 7 luglio, il miglioramento è evidente: le precedenti previsioni parlavano di un +5% per l’anno in corso e +4,2% per il 2022, un dato invero in linea con quello aggiornato ma che potrà essere migliorato in futuro, proprio in virtù della crescita maggiore già acquisita.

Un percorso di crescita stabile e sostenuto
L’espansione dell’economia italiana è da ricercarsi soprattutto nell’accelerazione del terzo trimestre di quest’anno, mentre “è probabile – si legge nel documento di Bruxelles – che l’aumento dei prezzi dei fattori di produzione e le interruzioni dell’offerta che devono affrontare le imprese manifatturiere peseranno sulle prospettive a breve termine”.
Tuttavia, l’economia italiana dovrebbe intraprendere “un percorso di espansione stabile e sostenuto”, grazie anche al miglioramento della crisi delle supply chain, al sostegno del governo e, in particolare, allo sviluppo degli investimenti finanziati dal Pnrr.
Ovviamente, ma è superfluo specificarlo, le prospettive di miglioramento dovranno confrontarsi con i rischi al ribasso legati alla pandemia, “incluso il potenziale radicamento della partecipazione alla forza lavoro in diminuzione”.

Rallenta la produzione industriale

Anche se abbiamo sempre a che fare con numeri monstre, persino il debito pubblico italiano sembra migliorare, con un rapporto col Pil destinato a diminuire dal 155,6% del 2020 al 151% nel 2023. Diminuisce (di poco) anche il disavanzo nominale, dopo essere salito al 9,6%, scenderà al 9,4% quest’anno, giacché, dicono gli analisti, il rimbalzo dell’attività economica ha aumentato le entrate del governo, compensando ampiamente l’aumento della spesa correlato alle misure prese per limitare la crisi.
I servizi sono stati i protagonisti della ripresa, soprattutto nel secondo trimestre: “la forza trainante della crescita del Pil – scrive la Commissione – si è spostata da edilizia e produzione ai servizi”.
Anche l’Istat, intanto, prevede che la ripresa economica proseguirà nei prossimi mesi e sarà colmato il gap dal periodo pre-crisi. Ma non mancano criticità come la scarsità di manodopera per il settore della produzione, che rallenta: la produzione industriale è già tornata oltre i livelli pre-crisi anche se a settembre l’indice destagionalizzato è aumentato solo dello 0,1% rispetto ad agosto. Nel trimestre la produzione, pur crescendo, ha rallentato la corsa e ha segnato un +1% sul trimestre precedente.

Francia, meglio di noi
Tornando in Europa, meglio di noi solo la Francia. Le previsioni autunnali segnano ribassi nelle stime di crescita della Germania e della Spagna, dove la prima crescerà del 2,7% nel 2021 e del 4,6% nel 2022, contro le precedenti stime pubblicate a inizio luglio che davano l’economia tedesca in crescita del 3,6% nell’anno in corso.
Stime riviste al ribasso anche per la Spagna, che nel 2021 dovrebbe crescere del 4,6% rispetto al 6,2% previsto a luglio. Migliora invece, si diceva, la stima relativa al Pil francese, che crescerà nel 2021 del 6,5%, rispetto al 6% del luglio scorso.