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Aspettando Turismo 4.0, l’hospitality soffre ancora

L’ottimismo c’è, le buone intenzioni anche, ma guardando ai primi dati del 2021 pubblicati da Banca d’Italia, la situazione non è ancora migliorata significativamente rispetto al 2020. Secondo gli analisti di Deloitte, aziende e operatori turistici devono guardare al futuro e spingere sulla digital transformation, anche grazie alle risorse del Next Generation EU

Nonostante il mese di luglio si presenti con grandi promesse, circa 14 milioni di italiani dovrebbero andare in vacanza questo mese, il settore del turismo, come sappiamo bene, è stato tra i più colpiti dalla pandemia di Covid-19 e dalle misure per contenerla. Secondo alcuni dati pubblicati da Deloitte, nel 2020 in Italia si è registrato un calo del 60% dei visitatori rispetto al 2019, ovvero circa 70 milioni di visitatori in meno, con una riduzione di notti in albergo, hotel, casa vacanze ecc. di circa 224 milioni, e una perdita complessiva a 95 miliardi di euro. Per non parlare dei turisti dall’estero, diminuiti del 71%, secondo le stime del bollettino di Enit, l’agenzia nazionale di turismo. Per quanto ci siano segnali positivi, o almeno di ottimismo, guardando ai primi dati del 2021 pubblicati da Banca d’Italia, la situazione non è ancora migliorata significativamente: rispetto a febbraio 2020, le spese dei viaggiatori stranieri in Italia sono diminuite del -79%, a 357 milioni, mentre la spesa degli italiani all’estero è calata del -69,5%, a 430 milioni di euro. Secondo Deloitte, la ripresa vera, solida e con prospettive, del mercato domestico del turismo non avverrà prima del 2023. Per quanto riguarda il mercato internazionale, i livelli del 2019 ci saranno solo a partire dal 2024.

L’auto batte l’aereo, la casa preferita all’hotel 

Come sempre, quando si cerca di guardare oltre la pandemia, s’incontrano i contorni della cosiddetta nuova normalità, ovvero una serie di nuovi comportamenti, abitudini e scelte di consumo che si sostituiranno ad altre in un determinato settore. Ovviamente è così anche per il comparto dell’hospitality. Le preferenze per le destinazioni si sono modificate, e le ricerche mostrano che le scelte si stanno orientando sulle cosiddette secondary destination, a discapito invece delle mete più tradizionali, quali le grandi città d’arte come Roma, Venezia e Firenze. Anche il trasporto sta cambiando: aumentano le richieste di auto a noleggio a discapito dei voli low cost, e anche la tipologia di alloggi cercati è differente, cioè più case vacanza e meno hotel. Guardando il Deloitte State of Consumer Tracker, rispetto a qualche mese fa, gli italiani sono un po’ più propensi a programmare viaggi a breve termine (qualche settimana), ma il 38% preferisce ancora rimandare la pianificazione a quando la situazione pandemica avrà una chiara traiettoria risolutiva.

Pnrr: digitalizzazione, innovazione e competitività 

Al centro di tutte le inquietudini c’è sempre la sicurezza: la preoccupazione per la propria salute rimane il tema principale per il 47% degli italiani e il 57% dei potenziali turisti stranieri, e le cifre aumentano se si parla della preoccupazione per la salute dei familiari: 61% per gli italiani e 64% per gli stranieri. Ci si sente poco sicuri ad alloggiare in albergo o prendere un volo e, tra i nostri connazionali, solo il 43% si dichiara sicuro negli hotel, e solo il 32% a volare. In questo momento di transizione, certamente complicato, i consulenti di Deloitte suggeriscono ad aziende e operatori del turismo di “guardare al futuro” e spingere sulla digital transformation, anche grazie alle risorse del Next Generation EU, che vede nel digitale uno dei pilastri centrali per la ripartenza post-pandemia delle economie europee. Il Pnrr italiano destina ben 23,9 miliardi di dollari alla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo italiano, cui occorre aggiungere 2,4 miliardi specifici per la trasformazione del turismo: una sorta di Piano Turismo 4.0, con gli obiettivi di elevare la qualità della competitività delle imprese e promuovere servizi basati su sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione.