dieci-innovazioni-per-il-2021

Dieci innovazioni per il 2021

Al primo posto il vaccino mRNA, poi spazio a GPT-3, algoritmi di raccomandazione, batterie al litio metallo e molto altro ancora: ecco le tecnologie che, secondo la Mit Technology Review, segneranno il prossimo futuro

C'è tanto coronavirus nell'ultima edizione del 10 Breakthrough Technologies. L'annuale classifica dell'Mit Technology Review, la rivista di innovazione e nuove tecnologie curata dal Massachusetts Institute of Technology, paga pegno alla pandemia di Covid-19. E così la graduatoria, arrivata quest'anno alla sua ventesima edizione, risulta quasi inevitabilmente dominata da vaccini, contact tracing e smart working. Nel mezzo c'è spazio anche per tecnologie più tradizionali (se così si possono definire) e per soluzioni green in grado di cavalcare la svolta ambientalista degli ultimi anni. Tante innovazioni che segneranno la nostra vita nel 2021 e nel prossimo futuro.

Vaccini mRNA
Al primo posto, come già accennato, si piazzano i vaccini che utilizzano molecole di acido ribonucleico messaggero. Il cosiddetto mRNA è alla base dei due vaccini più efficaci contro il coronavirus: approvati alla fine dello scorso anno negli Stati Uniti, potrebbero segnare quello che la rivista definisce “l'inizio della fine della pandemia”. L'innovazione potrebbe inoltre consentire di tenere sotto controllo le possibili varianti del virus, visto che “i vaccini mRNA possono essere facilmente e rapidamente modificati”.
Si tratta di una tecnologia su cui i ricercatori erano al lavoro da almeno vent'anni. Mai utilizzato prima, l'mRNA potrebbe trasformare la medicina per come la conosciamo oggi e guidare lo sviluppo di “vaccini contro diverse malattie infettive, inclusa la malaria”. Le potenzialità dell'mRNA appaiono promettenti anche come base per correzioni genetiche contro l'anemia falciforme e l'Hiv, nonché per aiutare l'organismo a combattere i tumori.

GPT-3, l’intelligenza artificiale che scrive
La medaglia d'argento se l'aggiudica l'ultima grande innovazione nell'ambito dell'intelligenza artificiale: GPT-3. Sviluppato da OpenAI e rilasciato lo scorso giugno, GPT-3 è un modello di intelligenza artificiale che usa tecniche di deep learning per scrivere testi in linguaggio umano. È salito alla ribalta delle cronache internazionali lo scorso settembre, quando ha pubblicato sul Guardian un articolo per rassicurare il genere umano sulla bontà dell'intelligenza artificiale. A detta della rivista, “la capacità di scrivere e parlare è un grande passo verso un'intelligenza artificiale che può meglio comprendere e interagire con il resto del mondo”.
Il software è molto più sviluppato rispetto ai precedenti modelli. Giusto per avere un'idea, la precedente versione GPT-2 lavorava su una base di 1,5 miliardi di parametri: questo può contare su 175 miliardi di fonti. L'innovazione si candida a migliorare funzioni come l'assistenza clienti, attraverso la sua installazione in chatbot. La novità è sbarcata recentemente in Italia, con Indigo.Ai che ha ricevuto il via libera da Microsoft, che detiene la licenza esclusiva su GPT-3, per integrare la soluzione nella sua piattaforma.
I punti controversi, tuttavia, non mancano. La rivista afferma infatti che “GPT-3 non comprende quello che scrive, generando talvolta risultati confusi e senza senso”. Inoltre, essendo addestrata su testi pubblicati in rete che possono contenere informazioni sbagliate o semplici pregiudizi, “produce spesso passaggi distorti”.

L'algoritmo di raccomandazione di TikTok
Terzo posto per TikTok, o meglio per il suo algoritmo di raccomandazione. Dal suo lancio in Cina nel 2016, il social network è diventato una delle piattaforme più utilizzate al mondo. E ciò, spiega la rivista, principalmente in ragione degli algoritmi che alimentano il feed For You di TikTok, che “hanno modificato il modo in cui le persone possono diventare famose online”.
Se le altre piattaforme si limitano infatti a mettere in evidenza i contenuti che hanno più appeal sul pubblico, TikTok sembra più “propenso a strappare un nuovo creator dall'oscurità piuttosto che a rilanciare una star già conosciuta”. Il risultato sono consigli più pertinenti verso nicchie di utenti che condividono un particolare interesse. Altri social network, osserva la rivista, “stanno ora tentando di riprodurre queste funzionalità nelle loro app”.

Batterie al litio metallo
Ai piedi del podio si fermano le batterie al litio metallo. La diffusione delle auto elettriche è frenata dalle scarse prestazioni delle tradizionali batterie agli ioni di litio: hanno poca autonomia e necessitano di lunghi lassi di tempo per ricaricarsi. Le batterie al litio metallo potrebbero risolvere il problema. Le ha sviluppate QuantumScape, una start up della Silicon Valley che con la propria innovazione, secondo la rivista, potrebbe rendere i veicoli elettrici “molto più appetibili per il consumatore di massa”.
Dai primi test è emerso che il nuovo modello di batteria “potrebbe aumentare dell'80% l'autonomia del veicolo ed essere ricaricata rapidamente". La Volkswagen ha recentemente siglato un accordo con la start up e affermato che “venderà veicoli elettrici con il nuovo tipo di batteria entro il 2025”.

Data trust, un mercato per i dati personali?
La questione dei dati, e in particolare l'uso che possono farne le grandi aziende tecnologiche, è diventata di stretta attualità negli ultimi anni. Per questo ha assunto grande rilievo lo scorso anno il lancio del Trusts Project dell'Unione Europea. L'iniziativa, recuperando un'idea di Tim Berners Lee, si propone di dar vita a un meccanismo chiamato data trust: si tratterebbe di un'entità legale che, spiega la rivista, “raccoglie e gestisce i dati personali delle persone in loro nome”. Così facendo, si verrebbe a creare un mercato pan-europeo dei dati personali. Il progetto ha un budget di sette milioni di euro e verrà realizzato entro la fine del 2022.
La rivista non nega che l'iniziativa potrebbe generare delle criticità. Innanzitutto, la logica di profitto del progetto potrebbe rendere difficile la regolamentazione di mercato. Inoltre, un uso sbagliato delle informazioni raccolte potrebbe privare i cittadini del diritto di possedere e gestire i propri dati. Eppure, il progetto “è notevole perché offre una possibile soluzione ai problemi a lungo termine in materia di privacy e sicurezza”.

Infrastrutture per l’idrogeno verde
L'idrogeno è sempre stato visto come un potenziale sostituto dei combustibili fossili. “Brucia in maniera pulita, non emette anidride carbonica, può rivelarsi un buon modo per immagazzinare energia da fonti rinnovabili e può produrre combustibili liquidi sintetici che possono sostituire la benzina e il gasolio”, scrive la rivista. Tuttavia, la maggior parte dell'idrogeno è prodotta dal gas naturale, in processo inquinante e ad alto assorbimento di energia.
La caduta del costo dell'energia solare ed eolica potrebbe rendere tuttavia l'idrogeno verde così economico da essere utilizzabile. L'Europa sta aprendo la strada alla novità, realizzando le prime infrastrutture necessarie.

Digital contact tracing
Al settimo posto tornano gli effetti imprevisti della pandemia. “All'inizio, quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, sembrava che strumenti di digital contact tracing potessero essere d'aiuto. Le app per smartphone possono utilizzare tecnologie gps o bluetooth per creare un registro delle persone incrociate di recente: se uno di loro risulta positivo al Covid-19, il risultato del test può essere inserito nell'app per segnalare il rischio di esposizione al virus”, si legge nella rivista.
La realtà ha dimostrato che le iniziative adottate non hanno dato i risultati sperati. E ciò principalmente in ragione del fatto che moltissimi hanno deciso di non usare queste applicazioni. Tuttavia, non tutto è da buttare: secondo la rivista, “la lezione che apprendiamo da questa pandemia potrebbe non solo aiutarci a gestire meglio la prossima emergenza, ma anche riflettersi su altri ambiti dell'assistenza sanitaria”.

Hyper-accurate positioning
Strettamente connesso al punto precedente è il cosiddetto hyper-accurate positioning. “Il gps attuale ha un'accuratezza compresa fra cinque e dieci metri: le nuove tecnologie potrebbero arrivare a pochi centimetri o addirittura millimetri”, si legge nella ricerca. E ciò “aprirebbe a possibilità del tutto nuove: dagli avvisi di frane a robot per la consegna di prodotti, fino ad auto in grado di guidare in sicurezza sulle nostre strade”.
Il sistema di posizionamento cinese BeiDou è stato completato lo scorso giugno e ha attualmente un'accuratezza compresa fra 1,5 e 2 metri: utilizzando tecniche di ground-based augmentation, potrebbe scendere al livello dei millimetri.

Servizi e lavoro a distanza
Al nono posto ancora gli effetti della pandemia: secondo la rivista, una delle grandi innovazioni del prossimo futuro saranno i servizi e il lavoro a distanza. “Lo slittamento delle nostre abitudini – si legge – è stato particolarmente critico per sanità e formazione”. Tuttavia, prosegue la rivista, “alcune aree del mondo hanno fatto un ottimo lavoro nel fornire servizi a distanza”. Snapask, per esempio, ha offerto tutoring online a 3,5 milioni di utenti in nove stati asiativi e Byju's, una piattaforma di learning, ha raggiunto quasi 70 milioni di persone. In Uganda e altri paesi africani sono stati invece rafforzati i servizi di telemedicina a milioni di persone. “In un'area del mondo con una cronica mancanza di medici, la sanità a distanza ha contribuito a salvare vite umane”, si legge nella rivista.
A tutto ciò si aggiunge poi il fenomeno dello smart working, esploso con la pandemia e destinato a durare, seppur forse in forme più leggere, anche quando l'emergenza sanitaria sarà superata.

Multi-skilled AI, percezioni diverse in un unico software
Chiude la graduatoria la novità delle multi-skilled AI. Nonostante i progressi degli ultimi anni, scrive la rivista, le macchine “non hanno ancora l'abilità umana, presente già nei bambini, di imparare come funziona il mondo e di applicare questa conoscenza a situazioni del tutto inedite”. Una possibile via d'uscita è data dall'estensione delle capacità sensoriali di dispositivi di intelligenza artificiale. “Attualmente un'intelligenza artificiale dotata di computer vision e riconoscimento uditivo può percepire i segnali, ma non può riferire di quanto vede e sente usando algoritmi di linguaggio naturale”, spiega la rivista. Riuscire a combinare queste diverse capacità in un unico software potrebbe consentire un forte miglioramento dell'efficienza e della produttività.