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Una ripresa lenta ma costante

Le imprese della zona euro segnano una fase di espansione che dura da sette mesi, ma devono fare i conti con problemi di approvvigionamento dall’Asia e con i consumi che non ripartono. Se fino a oggi il manifatturiero ha in parte compensato le difficoltà del terziario, il rischio è che un prolungamento della crisi sanitaria arrivi a frenare definitivamente anche la produzione

L’avvio del nuovo anno conferma dei valori in espansione per la produzione manifatturiera dell’Eurozona, anche se inferiori rispetto all’estate e a inizio autunno scorsi: il rallentamento di questi mesi è dovuto alle nuove restrizioni per arginare la pandemia e alla carenza di forniture, da parte principalmente dei produttori dei paesi asiatici con dati che si mostrano peggiori solo rispetto ai mesi di lockdown della primavera 2020.
La fase di crescita del manifatturiero registrata dopo il primo lockdown ha in parte compensato la forte crisi dei servizi, più colpiti dalle restrizioni, ma rischia di arenarsi di fronte alle difficoltà di approvvigionamento e alla riduzione dei consumi; rispetto a questo scenario, un eventuale ritardo nella distribuzione dei vaccini potrà aumentare l’incertezza complessiva e con essa il rallentamento della produzione. Per fare fronte alla produzione le imprese hanno dato fondo alle proprie scorte, ma, date le complessive difficoltà di approvvigionamento, si manifesta ora il rischio di un aumento dei prezzi da parte dei fornitori, a cui si aggiunge come potenziale criticità il rialzo dei costi dei trasporti.
Sono stimoli degni di nota quelli che provengono dalle rilevazioni del mese di gennaio di Ihs Markit, che fornisce periodicamente i dati dell’indice manifatturiero Pmi (Purchasing Managers' Index) per l’Eurozona, frutto di interviste raccolte nelle direzioni acquisti di un campione di 3000 imprese distribuite tra Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Irlanda e Grecia, paesi che insieme rappresentano l'89% dell’attività manifatturiera nell’eurozona.
Gennaio tra luci e ombre
Nel primo mese del 2021 l’economia manifatturiera dell’Eurozona mostra un tasso elevato di crescita per il settimo mese consecutivo, con un Pmi di 54,8, in leggera discesa rispetto al 55,2 del dicembre scorso ma comunque tra i maggiori osservati durante gli ultimi due anni e mezzo.
Crescono soprattutto i paesi maggiormente orientati all’export, in particolare i Paesi Bassi (indice Pmi 58,8, al massimo negli ultimi 28 mesi), la Germania (57,1 ma minimo degli ultimi 4 mesi), l’Italia (55,1, massimo nei 34 mesi) e l’Austria (54,2). Tra i paesi osservati è sotto la soglia critica dei 50 punti solo la Spagna con 49,3).
Per quanto riguarda l’Italia, l’aumento delle vendite registrato a gennaio è determinato dalle esportazioni, in crescita per il quinto mese consecutivo grazie a una maggiore domanda proveniente dai paesi europei e dal Nord America. La pressione sulle strutture produttive ha indotto molte aziende ad assumere nuovi lavoratori, con un tasso di creazione di occupazione che, così come a dicembre, si mostra essere il più elevato negli ultimi 29 mesi, quantunque non particolarmente forte.
Con il dato medio complessivo registrato a gennaio, la sequenza positiva si allunga a sette mesi anche se il tasso di espansione è stato inferiore a quello di dicembre, e questo nonostante le esportazioni dell’eurozona abbiano registrato il dato migliore degli ultimi tre mesi.
Il limite dell’autosfruttamento
L’aumento degli ordini si scontra però con imprese che comunque operano in un contesto di difficoltà complessiva, situazione che si traduce non in espansione strutturale ma in una maggiore pressione sulla capacità produttiva. Gli esiti sono un aumento degli ordini inevasi per il sesto mese consecutivo e un allungamento dei tempi medi di consegna al livello massimo da aprile scorso, determinato soprattutto dai problemi di approvvigionamento delle scorte attese dai paesi asiatici. Le carenze nella fornitura sta determinando da un lato un aumento dei prezzi di acquisto della materia prima (a gennaio il maggiore rialzo negli ultimi tre anni), dall’altro il ricorso all’utilizzo delle giacenze di materiale, con conseguente riduzione dei livelli di scorte in magazzino.
Nel complesso, il fronte manifatturiero registra quindi un certo ottimismo ma con basi fragili, sostenuto com’è dalla speranza che si trovino le soluzioni sanitarie per contenere la pandemia e che con esse si possano limitare le restrizioni e guardare alla ripresa.