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Produzione industriale e occupazione tirano il fiato

I dati Istat segnalano lievi recuperi nel terzo trimestre, con un’onda lunga anche per ottobre; tuttavia su base annuale i cali sono ancora molto pesanti. Dal fronte lavoro, in sofferenza i contratti a termine

La produzione industriale italiana, la vera malata cronica del sistema-Italia, dà dei timidi segnali di ripresa. Secondo gli ultimi dati di Istat, l’indice destagionalizzato di ottobre aumenta dell’1,3% rispetto a settembre, un valore che contribuisce all’aumento dell’11,7% della media del trimestre agosto-ottobre rispetto a quello precedente. Tra i settori che registrano i maggiori incrementi della produzione industriale ci sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,6%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+4%) e le altre industrie (+3,5%). Di contro, si sono registrate anche importanti flessioni, soprattutto nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati: per entrambi i comparti il calo è stato del 17,4%. Nel mese di ottobre, si osserva un lieve recupero congiunturale della produzione industriale, dopo il calo di settembre. La crescita mensile di ottobre è estesa a tutti i settori, con esclusione dell’energia, ed è più accentuata per i beni strumentali. Rispetto al febbraio 2020, il mese prima dell’arrivo del nuovo coronavirus, e dell’avvio delle restrizioni, il livello della produzione è inferiore del 2,2% in termini tendenziali. Su base annua, infine, tutti i comparti sono caratterizzati dal segno meno, i beni di consumo in maniera più accentuata. Intanto, nell’Unione Europea, la produzione industriale in ottobre è cresciuta su base mensile del 2,1%, in aumento rispetto al precedente +0,1% e anche superando leggermente la previsione del 2%. 

Salgono le ore lavorate

Nel terzo trimestre 2020 anche le dinamiche del mercato del lavoro hanno dato timidi segnali di ripresa, influenzate positivamente dal forte recupero congiunturale dei livelli di attività economica. Occorre ricordare, però, che si parla dei dati luglio-settembre, quindi prima dell’attuazione delle restrizioni relative alla cosiddetta seconda ondata. Le ore lavorate salgono quindi del 21% rispetto al trimestre precedente, un risultato comunque inferiore dello stesso periodo del 2019, quando il dato fletteva del 5,9%. Sempre nel terzo trimestre, il numero di occupati è tornato a crescere in termini congiunturali (+56 mila, +0,2%), per effetto di un aumento dei dipendenti che compensa il calo di chi lavora in proprio; il tasso di occupazione sale al 57,9%, un piccolo aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al secondo trimestre. Ma anche in questo caso, i dati preliminari di Istat su ottobre, al netto della stagionalità, segnano un nuovo calo, con 13 mila posti di lavoro in meno, per un calo dello 0,1% in un mese, a fronte di un tasso di occupazione che rimane stabile al 58%. Rispetto al terzo trimestre 2019, il numero di occupati è inferiore di 622 mila unità: diminuiscono soprattutto i dipendenti con contratti a termine (-14,1%), gli indipendenti (-4,1%), mentre aumentano lievemente i dipendenti a tempo indeterminato. Molto alta, infine, l’incidenza del part time involontario, che si attesta al 66,4%.