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I rischi degli stimoli fiscali

Gli aiuti alle imprese hanno permesso la ripresa estiva ma oggi, di fronte all’imperversare della seconda ondata della pandemia, la situazione torna critica. Bce e Banca d’Italia invitano i governi a prendere le decisioni giuste perché la crisi del Covid non finirà tanto presto

I rischi per la stabilità finanziaria italiana rimangono elevati e scontano ovviamente il riacutizzarsi della pandemia. Secondo il Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia, la forte ripresa dell’attività nei mesi estivi ha mostrato tutta la capacità di recupero dell’economia italiana ma anche l’efficacia delle misure di sostegno messe in campo dal governo in questo difficile anno. La tregua estiva è stata anche favorita dalle condizioni sui mercati finanziari internazionali, che sono migliorate rispetto a sei mesi prima, anche per l’effetto di un allentamento delle tensioni registrate nella scorsa primavera. Ecco perché, a oggi, i rischi di contagio finanziario nel settore bancario sono diminuiti e il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi a dieci anni è sceso al di sotto dei 120 punti base, dopo avere toccato un picco di 280 in marzo. Non solo: i rendimenti dei titoli italiani sono attualmente negativi per le scadenze fino a tre anni, mentre gli acquisti di Btp da parte degli investitori esteri sono tornati a crescere dopo il calo registrato nel primo semestre dell’anno.

Quando interrompere gli aiuti?

Nei prossimi mesi, tuttavia, la seconda ondata dell’epidemia scaricherà i suoi effetti depressivi sull’economia, facendo aumentare l’incertezza circa i tempi ma anche la solidità della ripresa. Il Pil italiano dovrebbe ridursi nel 2020 di poco più del 9% per poi aumentare del 4,8% nel 2021 in linea con la ripresa prevista nella media dell’area dell’euro. In prospettiva l’economia italiana, sottolineano da Bankitalia, dovrà fronteggiare i rischi connessi con l’aumento dell’indebitamento delle imprese, che si rifletterà sulla qualità degli attivi degli intermediari bancari, nonché gli effetti della rimozione delle misure temporanee di sostegno a famiglie e imprese. Proprio in relazione a questi aiuti, la Bce ha recentemente ricordato che di fronte all’emergenza coronavirus, le politiche eccezionali adottate dai governi hanno permesso di affrontare le sfide legate alla liquidità. Tuttavia ora le economie sono alle prese con i rischi legati a queste politiche: il progressivo ritiro di questo sostegno fiscale può essere prematuro o, al contrario, troppo ritardato. Osservate speciali, in questo senso, sono Italia e Olanda. La Bce segnala come le vulnerabilità delle imprese stiano aumentando con l’evolversi della pandemia e questo trend potrebbe mettere a dura prova la resilienza delle banche.

La strada è ancora lunga

La revoca prematura del sostegno fiscale, comprese le garanzie sui prestiti statali e le moratorie legali sui prestiti, potrebbe frenare la ripresa economica e causare problemi di solvibilità per le imprese. La redditività delle banche resterà debole, anche se gli accantonamenti sono aumentati e in alcuni casi sembrano ottimistici, “mentre le garanzie e le moratorie potrebbero aver allungato il tempo che serve a tradurre la debole performance economica in perdite sui prestiti”, ha ricordato Luis de Guindos, vice presidente della Bce. Secondo Francoforte, i programmi di supporto dei governi sono “attualmente essenziali”, ma dovrebbero rimanere mirati al sostegno economico correlato alla pandemia ed evitare di mettere in crisi la sostenibilità del debito a medio termine. In definitiva, secondo de Guindos, nonostante la ripresa estiva e le prospettive rosee che arrivano dai vaccini, la strada per uscire dal tunnel è ancora lunga e le autorità dovranno prendere decisioni difficili”.