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Incendi in Amazzonia, vicini al punto di non ritorno

Una ricerca di Wwf e Bcg lancia l’allarme sul pericolo in tutto il mondo, ma in particolare per la parte brasiliana del polmone verde planetario: servono misure urgenti per far fronte all’emergenza, realizzando una conferenza internazionale per proteggere la foresta

L'Amazzonia è sempre più in pericolo a causa degli incendi che rischiano di far sparire il polmone verde del pianeta. In 10 anni si è persa una superficie di foresta amazzonica di 300 mila chilometri quadrati, pari all'Italia, e a luglio 2020, solo nell’Amazzonia brasiliana, gli incendi sono aumentati del 28% rispetto allo stesso periodo del 2019. E quest'anno i roghi potrebbero essere più devastanti di quelli di quelli del 2019. A lanciare l'allarme è il Wwf, nel report “Fuochi, foreste e futuro: una crisi fuori controllo? realizzato dall’organizzazione ambientalista insieme Boston Consulting Group (Bcg).
Il report rivela che già ad aprile, il numero di incendi segnalati in tutto il mondo era aumentato del 13% rispetto allo scorso anno. I fattori principali sono il clima sempre più caldo e secco, dovuto al cambiamento climatico, e la deforestazione, quest’ultima causata principalmente dalla conversione dei terreni per l'agricoltura. “L'espansione dell'agricoltura, la conversione delle foreste in piantagioni di alberi e in pascoli, la deforestazione illegale, infatti, continuano a guidare la conversione e il degrado degli ecosistemi naturali, aumentando così il rischio di incendi, che per il 75% sono responsabilità dell’uomo”, spiega una nota del Wwf.

2019: persi 120mila Kmq di foresta
E’ soprattutto per l’Amazzonia che l’organizzazione ambientalista invita a tenere altissima l’attenzione. Negli ultimi 10 anni, infatti, sono stati persi circa 300mila Km quadrati di foresta amazzonica, pari all’intera superficie dell’Italia. Nello stesso arco di tempo sono stati tagliati, andati in fumo o degradati oltre 170mila km quadrati di foresta primaria, quella più preziosa e ricca di biodiversità, la maggior parte della quale in Brasile. Il 2019 è stato l’anno horribilis degli incendi nel mondo, con 12 milioni di ettari (120mila chilometri quadrati) di foresta amazzonica andati in fumo. Il tasso di deforestazione, però, è ancora in costante aumento nell'Amazzonia brasiliana, dove da agosto 2019 a luglio 2020 è stato registrato un numero di alert superiore del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli ultimi dati mostrano che quest’anno gli incendi nell'Amazzonia brasiliana superano di oltre il 52% la media decennale, e di quasi un quarto (del 24%) quelli degli ultimi tre anni. Nel mese di luglio, l'Istituto brasiliano di ricerca spaziale (Inpe), ha registrato nella sola Amazzonia brasiliana, un aumento del 28% del numero di incendi rispetto allo stesso periodo del 2019 (6.803 incendi registrati rispetto ai 5.318 roghi di luglio 2019), principalmente causati dall'impennata dei livelli di deforestazione illegale.

Una conferenza internazionale per salvare il salvabile
Il Wwf ricorda come molti ricercatori siano concordi nel dire che la distruzione della foresta amazzonica si stia velocemente avvicinando “a un punto oltre il quale l’ecosistema, vero e proprio motore della biosfera, rischia di collassare”. Questo punto viene chiamato “tipping point”, un punto di non ritorno. La perdita tra il 20% e il 25% della distesa di alberi porterebbe infatti ad una drastica riduzione delle piogge e dell’umidità cruciali per fare vivere e mantenere la foresta stessa. Un microclima più arido e asciutto innescherebbe inevitabilmente la graduale scomparsa della foresta tropicale, lasciando spazio ad aride savane. L’ecosistema collasserebbe in maniera irreversibile. A oggi, ricorda il Wwf, la foresta amazzonica brasiliana ha perso il 19% della superficie di alberi piantata nel 1970. “Continuando con l’attuale trend di deforestazione – sottolinea il Wwf – secondo gli scienziati più accreditati il tipping point sarà raggiunto in 10-15 anni”.
Pertanto l’organizzazione ambientalista chiede l'attuazione di misure urgenti per far fronte all’emergenza e che fra queste venga immediatamente realizzata una conferenza internazionale per proteggere la foresta Amazzonica. Per allontanarci dal punto di non ritorno dobbiamo “ottenere norme che impediscano alle aziende di importare beni che hanno determinato la deforestazione; dobbiamo fare pressione sulle azioni dei governi, affinché contrastino le pratiche di conversione in pascoli e piantagioni e arrivino ad un’economia a carbonio zero; dobbiamo essere consumatori responsabili e considerare l’Amazzonia come un bene che garantisce l’esistenza della stessa umanità”.