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Italia libera dal coronavirus a luglio

È la previsione, ma anche l’auspicio dell’Ordine nazionale degli attuari: se il trend di contagi e ricoverati continuerà a scendere, i numeri dell’epidemia si ridurranno fino a toccare quota zero in estate. Ma occorre non abbassare la guardia in questa fase

Un’estate senza coronavirus. È il sogno di tutti, soprattutto in Italia dove l’epidemia ha colpito in modo molto pesante. Ma è anche la previsione dell’Ordine nazionale degli attuari, cioè quei professionisti che valutano il rischio in ambito assicurativo e sono in grado di creare complessi modelli matematici di previsione che è poi il nocciolo del lavoro del settore finanziario e assicurativo. Gli attuari sono in grado di valutare l’incertezza e quantificarla, darle un numero. Ebbene, secondo un’analisi statistico-attuariale dell’Ordine nazionale sull’andamento del Covid-19, il coronavirus, nell’ipotesi di continuità degli attuali trend e di assenza di ulteriori ondate, tenderà a scomparire in Italia entro l’estate. Nell’ipotesi peggiore, scrivono i professionisti del rischio, la persistenza del virus non dovrebbe superare la metà di luglio, mentre il numero di ricoveri in terapia intensiva tenderà allo zero già dalla fine di maggio. Tuttavia, per stabilire l’effettiva mortalità in Italia occorrerà attendere i dati Istat relativi a tutto il 2020 per guardare alle compensazioni: se il decesso di quanti soffrivano già di altre gravi patologie sarà attribuito al Covid-19, spiegano gli attuari, risulterà diminuito il numero di morti per altre malattie, come tumori e disturbi cardiovascolari. Quest’anno, inoltre, sarà più leggero il bilancio delle vittime d’incidenti stradali e infortuni a causa delle restrizioni alla mobilità e dell’inibizione allo svolgimento di molte attività. Ecco perché è difficile stabilire oggi quale sarà il saldo finale a seguito dell’epidemia. 

Calano le persone in terapia intensiva 

Detto questo, però, l’Ordine degli attuari ha identificato alcune tendenze che ritiene comunque sufficientemente consolidate, con la consapevolezza che la certezza assoluta e l’omogeneità sui dati non sono scontate a priori. I primi risultati del lavoro degli attuari sono basati sui dati ufficiali dell’Oms e dell’Istituto superiore di sanità, e si accompagnano all’auspicio che i comportamenti dei singoli e le misure di sicurezza possano evitare un ritorno dell’epidemia a livelli preoccupanti. Secondo i dati elaborati, l’84% dei decessi per il Covid-19 in Italia ha riguardato persone oltre i 70 anni, mentre il 95% sono stati i morti oltre i 60. È uomo il 65% delle vittime, ma dal punto di vista del numero dei casi di contagio l’incidenza si ripartisce in misura sostanzialmente uguale tra maschi e femmine. Come si diceva, è in costante diminuzione il numero delle persone in terapia intensiva: erano circa 4.100 un mese fa, sono circa 1.300 oggi. Il numero dei decessi è comunque ancora alto: alla fine della cosiddetta fase 1, il livello era compreso tra 350 e 450 decessi al giorno, con un trend in diminuzione; ora il trend è più chiaro e meno altalenante, ma viaggia comunque tra i 150 e 300 morti al giorno.

L’Italia è avanti di un mese 

Infine, rimane la tendenza generale di una diminuzione di alcuni indicatori italiani rispetto agli altri Paesi, soprattutto nel confronto con l’Europa. Fino a qualche settimana fa, ricordano gli attuari, l’Italia aveva il 15% dei casi e il 25% dei decessi registrati nel mondo; dieci giorni fa i valori erano 8,5% e 17,5%; oggi siamo al 6,1% e 12%. “E’ presumibile – sottolinea l’Ordine – un’ulteriore discesa nei prossimi giorni, perché in una larghissima parte degli altri Paesi l’epidemia tendenzialmente continua a crescere, essendo nella fase ascendente della curva; in Italia, invece, è cominciata una graduale discesa”. Per questo c’è più ottimismo, e gli esperti del rischio ritengono che l’Italia, a parte Cina e Corea del Sud, sia il primo Paese ad aver effettivamente iniziato la discesa. Tutti gli altri scontano ritardi negli interventi tra i sette e i 30/40 giorni.