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Coronavirus, portafogli a rischio contagio

Secondo un'indagine del gruppo Kantar, la stragrande maggioranza dei cittadini del G7 teme che la pandemia avrà effetti negativi sul proprio reddito. Timori ancor più elevati in Italia, dove però si registra una maggiore adesione alle misure di igiene e auto-isolamento

La pandemia di coronavirus contagia anche il portafoglio. All'emergenza sanitaria generata dalla diffusione del Covid-19 si sta sempre più associando un'emergenza economica dettata dall'inevitabile rallentamento delle attività produttive e dalle misure restrittive varate in via straordinaria dalle autorità nazionali per prevenire i rischi di contagio. Il risultato è che molti usciranno più poveri dalla pandemia. O almeno così temono.
L'allarme arriva da un'indagine pubblicata a metà marzo dal gruppo Kantar, realizzata su un campione di oltre settemila interviste sottoposte a cittadini dei Paesi del G7 per tastare il polso dell'opinione pubblica di fronte alla più grande emergenza che il mondo abbia mai affrontato dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Stando ai dati della survey, il 71% della popolazione ha dichiarato che le proprie disponibilità finanziarie sono state o saranno impattate dall'epidemia di coronavirus. Maggiore ottimismo trapela in Germania, soltanto poco più della metà dei cittadini (54%) teme che la pandemia potrà avere effetti negativi sul proprio reddito. A salire si trovano poi Giappone (65%), Francia (66%), Regno Unito (68%), Canada (75%) e Stati Uniti (75%). In vetta a questa spiacevole graduatoria si piazza invece l'Italia. Il 37% degli italiani afferma che il coronavirus ha già influito sul suo reddito, un altro 47% pensa che lo farà in futuro: calcolatrice alla mano, circa l'85% della popolazione italiana teme che uscirà più povero dalla crisi sanitaria ed economica.
Il risultato non è però una grande sorpresa: l'Italia resta (e lo era a maggior ragione al momento dell'indagine) uno dei principali focolai della pandemia. Non stupisce pertanto che la popolazione nazionale possa essere più preoccupata rispetto al resto del G7, così come non desta particolare sorpresa che in Italia si registrino i livelli più alti di adesione a misure di igiene e auto-isolamento. Se per esempio il 77% della popolazione del G7 afferma di lavarsi più spesso e più accuratamente le mani, in Italia il dato schizza all'87%. L'esclusione di contatti sociali e l'adozione di misure di distanziamento sociale, presenti nel 68% dei cittadini del G7, risultano in Italia diffuse rispettivamente nell'86% e nell'85% della popolazione. Le misure di auto-isolamento domiciliare, infine, raggiungono in Italia una quota del 75%, a fronte del 56% registrato sul totale del campione.
A ciò si aggiungono poi livelli di approvazione per le scelte del Governo che non hanno uguali nel resto del campione di analisi. Il 54% dei cittadini del G7 ha affermato di condividere le iniziative prese dalle autorità centrali per contenere la diffusione del virus. In Italia si registrano livelli decisamente più alti: la piena approvazione al Governo, a fronte di una media del 20% nel resto del campione, raggiunge il 39% e, se si aggiunge al dato anche il 37% della popolazione che promuovere almeno in parte le misure adottate, si raggiunge un livello di consenso del 76%. “Gli italiani hanno compreso l’importanza delle misure prese dal Governo per arginare la diffusione del virus e le stanno implementando come richiesto: il sentimento comune è quello di voler fare il proprio compito per riuscire a superare l’emergenza e poter ritornare alla normalità”, ha osservato Federico Capeci, ceo Italy, Greece & Israel – insights division di Kantar. Non è andata così ovunque: in Giappone, per esempio, dove lo stato emergenza è stato dichiarato soltanto poco fa, il livello di approvazione di ferma a un ben più contenuto 35%.