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L’intelligenza artificiale e l’arte del dibattito

Il colosso statunitense Ibm ha progettato un software in grado di elaborare enormi quantità di dati per prendere posizione su argomenti specifici: secondo la società, si tratta di un primo passo verso un utilizzo finalmente utile e concreto di questa tecnologia

Circa 500 studenti hanno assistito lo scorso novembre alla prima volta assoluta di un software di intelligenza artificiale alla rinomata Cambridge Union, la più antica società di dibattito al mondo, che in oltre due secoli di storia ha ospitato fra le sue mura personaggi del calibro di Theodore Roosevelt, Bill Gates e Robert Downey Jr. Il software, battezzato Project Debater e sviluppato dal colosso statunitense Ibm, è stato chiamato a introdurre una prova di dibattito fra due squadre sui possibili effetti dell’intelligenza artificiale: un gruppo ne avrebbe elogiato le potenzialità e i benefici per la popolazione mondiale, mentre l’altro avrebbe sottolineato tutti i rischi di una tecnologia in rapida evoluzione ma, nei fatti, ancora sostanzialmente sconosciuta.
Racchiuso in un monolite nero del tutto simile a quello di 2001: Odissea nello spazio, eccezion fatta per alcune animazioni grafiche di colore azzurro e una voce femminile dal forte accento americano, Project Debater ha così fornito argomenti di discussione utili alle due squadre: se da un lato, per esempio, l’intelligenza artificiale potrà sostituire il lavoro umano in mansioni ripetitive, noiose e pericolose, dall’altro rischia comunque di perpetuare visioni e preconcetti tipici del pensiero umano. Alla fine ha vinto la squadra a sostegno dell’intelligenza artificiale, seppur con un margine ridottissimo (51,22% del pubblico). Nessuno ha mostrato sospetti di un potenziale conflitto di interessi.

La nuova frontiera dell’argument mining
Quella della Cambridge Union non è stata la prima uscita pubblica di Project Debater. Lo scorso febbraio, nella prima gara di dibattito fra uomo e macchina, il software della Ibm si era ritrovato faccia a faccia (se così si può dire) con niente poco di meno che Harish Natarajan, vincitore nel 2012 dello European Debating Championship. Alla fine il campione ha reso onore al suo titolo: l’uomo ha battuto la macchina al termine di una discussione sull’opportunità di sovvenzionare (o meno) la scuola materna.
La performance di Project Debater, sconfitto di misura da Natarajan, è stata comunque di tutto rispetto. Per prepararsi al dibattito, il software aveva passato al setaccio in appena quindici minuti la bellezza di 400 milioni di articoli sull’argomento che erano stati pubblicati su Internet. I programmatori avevano utilizzato il cosiddetto argument mining, tecnica che prevede l’analisi di documenti scritti per rilevare elementi chiave che possano sostenere o negare una determinata affermazione. La stessa tecnica è stata utilizzata per la dimostrazione della Cambridge Union, con la sola differenza che questa volta l’allenamento è stato effettuato sulla base di 1.100 opinioni lasciate dagli utenti di un sito realizzato da Ibm: in pratica, diversamente da quanto avvenuto per la sfida contro Natarajan, il software non ha analizzato tutte le evidenze emerse nel corso degli anni su un determinato argomento, ma ha concentrato le proprie capacità su un numero più ristretto di informazioni.

L’intelligenza artificiale si fa business
Nel presentare Project Debater alla platea della Cambridge Union, Noam Slonim, capo ricercatore di Ibm Research, ha voluto mettere la sfida contro Natarajan in un’ipotetica linea evolutiva che parte dal clamoroso successo del supercomputer Deep Blue contro il campione di scacchi Garry Kasparov e prosegue con lo show di Watson al programma televisivo Jeopardy!.
Se però le illustri imprese degli antenati di Project Debater potevano essere facilmente considerate delle semplici dimostrazioni, giochi e poco più, questa volta la situazione appare decisamente diversa: come ha affermato Slonim, la tecnologia di Project Debater potrà in futuro rendere l’intelligenza artificiale qualcosa di davvero utile e concreto. Il software di intelligenza artificiale alla base di Project Debater, chiamato Speech by Crowd, potrà infatti diventare già nel prossimo anno uno strumento in mano alle imprese: lo potranno utilizzare per comprendere meglio le opinioni dei propri clienti e, sulla base di queste evidenze, costruire un’offerta che meglio sappia rispondere alle esigenze del mercato. “Vediamo il futuro di Project Debater come un servizio cloud di intelligenza artificiale”, ha affermato Christopher Sciacca, portavoce di Ibm, alla Mit Technology Review. Qualche esperimento, in questa direzione, è già stato fatto. Recentemente, infatti, la società ha raccolto 3.500 opinioni espresse dai cittadini della svizzera Lugano per verificare la propensione della popolazione a investire in veicoli autonomi: i risultati saranno analizzati dal software realizzato dalla Ibm per giungere poi a una decisione politica.