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Alla ricerca di 4,5 milioni di posti di lavoro

Secondo un rapporto di Unioncamere e Anpal, le imprese italiane sarebbero pronte ad assumere ma mancherebbero i lavoratori qualificati: dagli insegnanti di lettere, agli ingegneri elettronici passando per gli agenti assicurativi

Nell’Italia della stagnazione, del reddito di cittadinanza, della disoccupazione al 10,5% (Eurostat), le imprese faticano a trovare lavoratori qualificati. Sembra un paradosso ma non lo è: si tratta di uno storico disallineamento tra l’intenzione delle imprese di stipulare contratti e le effettive assunzioni. Nel 2018, questo dato è aumentato del 5% rispetto all’anno precedente e ha riguardato il 26% degli oltre 4,5 milioni di contratti di lavoro che il sistema produttivo aveva intenzione di firmare. Lo ha certificato il rapporto Excelsior 2018 di Unioncamere a Anpal, Agenzia nazionale politiche attive lavoro, dove emerge che sei su dieci tra insegnanti di lingue, analisti e progettisti di software, specialisti di saldatura elettrica, agenti assicurativi, elettrotecnici sono difficili da trovare.

CAMBIANO I FABBISOGNI 

Le crescenti difficoltà di reperimento emerse nel 2018 si legano, sostiene la ricerca, anche ad alcuni cambiamenti nella struttura dei fabbisogni occupazionali delle imprese: c’è, in questo senso, una generale tendenza all’incremento della richiesta di profili professionali maggiormente qualificati. Il rapporto Excelsior evidenzia un aumento del fabbisogno di dirigenti, specialisti e tecnici, che raggiunge il 19% del totale delle entrate programmate (era il 17,5% nel 2017), con una diminuzione di tre punti percentuali della quota d’ingressi destinata alle professioni non qualificate, che si attesta al 15%. Inoltre, sempre più importante è ritenuto il possesso di competenze digitali e in materia di ecosostenibilità. Per il 2018, le imprese dell’industria e dei servizi avevano programmato circa 4,5 milioni di nuove assunzione, in aumento dell’11% rispetto al 2017. 

LAVORARE DIGITAL, LAVORARE GREEN 

Contemporaneamente, però, era maggiore anche la richiesta di esperienza pregressa, nonché l’utilizzo del digitale, di linguaggi, metodi matematici e informatici, essenziali per più di un’ assunzione su due. In particolare, il possesso di competenze digitali elevate era richiesto per il 62,5% delle professioni specialistiche, 58% dei dirigenti, 53,9% delle professioni tecniche e al 49% degli impiegati. La capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici riguardava il 51% delle possibili assunzioni. Minore incidenza (36,3%) ha avuto invece la ricerca di profili professionali capaci di applicare tecnologie 4.0: questa competenza era richiesta con grado elevato al 31,8% delle assunzioni di professioni specialistiche, al 31,4% di dirigenti e al 24,2% delle professioni tecniche. All’80% delle entrate programmate era richiesta l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale.

I GIOVANI POCO SPECIALIZZATI 

Questi numeri variano tra nord e sud del Paese. Si riducono leggermente nelle regioni del sud, dove le difficoltà di reperimento riguardano circa un lavoratore su cinque, e s’impennano al nord, ovvero in un mercato del lavoro più competitivo ed efficiente. E sono proprio i giovani lavoratori i più difficili da trovare. Dalla ricerca emerge che del milione e 267mila contratti per i quali le imprese si sono dette orientate preferibilmente verso gli under 30, il 28% è ritenuto non facile da trovare, con punte del 62% per gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, del 45% per i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione e del 43% per gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche.

MANCANO I TECNICI MA ANCHE GLI INTELLETTUALI 

Tra i primi 30 profili più difficili da reperire recensiti da Unioncamere e Anpal, quasi due terzi (19) riguardano professioni tecniche nell’ambito industriale, come elettrotecnici, tecnici elettronici, tecnici meccanici; ma anche in quello dei servizi è complicato rintracciare agenti assicurativi, tecnici programmatori e agenti immobiliari. Tra i diversi livelli di specializzazione delle figure appartenenti alla filiera dell’elettronica e dell’informatica si concentra una grande richiesta difficile da soddisfare: mancano gli ingegneri elettrotecnici, gli analisti e progettisti di software, ma anche i semplici elettrotecnici, installatori, manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro riguarda quasi il 40% dei 265 mila dirigenti in ambito di professioni intellettuali, scientifiche e a elevata specializzazione. Nel 2018, le imprese hanno faticato a trovare 603 mila profili tecnici e 697 mila operai specializzati. Il 22,1% del milione e 238mila profili qualificati nelle attività commerciali e nei servizi è stato difficile da reperire nel corso dello scorso anno mentre il dato si riduce al 12,1% per le 701 mila professioni non qualificate. Lo sviluppo tecnologico, è evidente e normale che sia così, sta incidendo sulle competenze richieste. In futuro, precisa Unioncamere oltre nove profili su dieci dovranno lavorare con il digital. Secondo l’ente, occorre far collaborare tutti i soggetti coinvolti per migliorare la qualità dei servizi d’istruzione, formazione e lavoro, puntando a un’informazione corretta, aggiornata, puntuale e tempestiva sia sul mercato del lavoro sia sul tessuto produttivo.