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Generazione Z, una risorsa per le aziende

Quali sono i cinque ambiti fondamentali su cui dovranno concentrarsi le aziende per attrarre i talenti degli oltre due miliardi di giovani nativi digitali della Generazione Z. Che entro il 2025 rappresenteranno il 30% della forza lavoro total

Sono circa 2 miliardi in tutto il mondo e costituiranno oltre il 30% della forza lavoro entro il 2025. Nati tra il 1995 e il 2012, i giovani della Generazione Z, sono i figli del pieno boom di Internet. Abituati al multitasking e all’uso simultaneo di diversi dispositivi sono decisamente più interconnessi dei Millennials. È questo l’esercito che sfornerà i talenti del futuro e che rivoluzionerà l’approccio delle aziende che vorranno attrarre i migliori.
“I nativi digitali della Generazione Z costituiscono senza dubbio una fonte di stimoli ed entusiasmo fondamentale per lo sviluppo e l’innovazione delle aziende - spiega Stefano Biaggi, amministratore delegato di Sodexo Italia, azienda specializzata nei servizi di qualità della vita. “Questo implica innanzitutto – prosegue - saper riconoscere e valorizzare le peculiarità di questi talenti, consentendogli di esprimere in modo autentico il loro potenziale”.
Le aziende dovranno infatti imparare ad integrare queste risorse nel minor tempo e nel miglior modo possibile, senza trascurare l’aspetto tecnologico, ma soprattutto quello umano. Come fare lo suggerisce uno studio condotto da Sodexo sui Workplace Trend del futuro, presentato durante HR LAB – Human Capital Forum presso la LUM School of Management, in cui si individuano 5 ambiti su cui le aziende dovranno concentrare i propri investimenti.

Evitare la fuga di cervelli all’estero
È un fatto acclarato che la Generazione Z sia quella più disposta a spostarsi e a rivolgersi a quelle aziende che offrono vere opportunità in linea con i valori di riferimento, anche se questo significa spostarsi parecchi chilometri da casa e addirittura dal proprio Paese di provenienza.
Lo sanno bene gli italiani: nell’ultimo rapporto dell’Istat Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente, si stima che, nel 2017, 28mila i giovani laureati italiani hanno deciso di abbandonare il Paese per cercare nuove opportunità, a cui si sono aggiunti 33mila diplomati 25enni. Una scelta fatta da oltre 244mila giovani negli ultimi 5 anni, di cui il 64% con un titolo di studio medio-alto.
 “I nativi digitali sono in cerca di livelli equamente elevati di affermazione e coinvolgimento nelle interazioni sul lavoro - conferma Claire Madden, ricercatrice ed autrice del best seller Hello Gen Z: Engaging the Generation of Post-Millennials. “Gli appartenenti alla Generazione Z - prosegue Madden - riescono ad adattarsi facilmente al contesto lavorativo e non hanno paura di trasformazioni e transizioni. Hanno solo bisogno di un ambiente in cui possano esprimere il loro potenziale e riuscire a portare innovazione”.
Su cosa puntare per attrarre i nuovi talenti
Secondo gli esperti è importante avere una strategia per inserire questi giovani del proprio contesto aziendale, definendo una serie di ambiti che rispondano alle caratteristiche e ai bisogni della Generazione Z.
Al primo posto c’è l’investimento in nuove tecnologie, come sottolineato dalla Varkey Foundation di Londra che, intervistando oltre 20mila giovani da 20 Paesi, ha evidenziato come l’84% creda che la tecnologia possa contribuire a costruire un domani migliore. L’importanza dell’innovazione 2.0 è stata sottolineata anche da un report della Bank of America, secondo cui il 46% dei nativi digitali predilige i social come forma di comunicazione, anche lavorativa. Pertanto le aziende devono strutturarsi con smartworking e sistemi di comunicazione innovativi.
Coaching e fiducia sono altri due ambiti fondamentali. Favorire l’integrazione tra Generazione Z e Millennials rappresenta un punto fondamentale per le imprese, come evidenziato da Ralph Moore, professore di economia alla McGill University di Montreal che, in uno studio pubblicato su Psychology Today, ha evidenziato come il 77% degli appartenenti alla Generazione Z desideri ricevere consigli lavorativi da manager Millennials piuttosto che da Baby boomers. Di contro, dallo studio emerge che tra nati fra i primi anni ‘80 e la fine degli anni ’90, 6 su 10 sono pronti a dare il loro supporto alle nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro.
Le organizzazioni, come confermano le analisi degli esperti, dovrebbero inoltre sostenere l’ambizione della Generazione Z di lavorare e vivere sì a un ritmo veloce, ma senza trascurare salute e benessere, conciliando la vita privata con quella lavorativa. Il 94% dei giovani coinvolti nel sondaggio della Varkey Foundation ha affermato infatti che il benessere psicofisico è tra i fattori più importanti. Le aziende che offrono benefit per spingere i dipendenti all’attività fisica, riducendo stress e monotonia, hanno maggiori possibilità di attrarre i nativi digitali. Ma non solo.
Anche l’aspetto della Responsabilità Sociale espressa dalle aziende risulta essere un fattore determinante per attrarre talenti giovani. Infatti, un aspetto prioritario nella scelta dell’azienda per cui lavorare per il 94% degli appartenenti alla Generazione Z.