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Samuel West, ecco perché ho ideato il Museo del Fallimento

Intervista a Samuel West, psicologo svedese ideatore del Museo del fallimento, una raccolta di invenzioni tecnologiche e non, che avrebbero dovuto rivoluzionare il mondo, e che invece si sono rivelate dei clamorosi flop

Una ricerca della Harvard Business School conta che ogni anno dei 30.000 prodotti immessi sul mercato solo il 20% hanno successo. Di contro l’80% è destinato a fallire.
L’innovazione è un rischio, può andare tanto bene quanto male. Ma se non si tentasse nemmeno, non ci sarebbe sviluppo”, è quanto ha voluto trasmettere Samuel West, psicologo svedese, esperto di organizzazioni, ideando il Museo del Fallimento, una raccolta di fiaschi commerciali esposti in teche corredate da spiegazioni scritte sul motivo per cui non hanno ottenuto il successo sperato.
Dopo un primo momento di diffidenza delle aziende, il Museo del Fallimento ha preso la via del successo e dopo Helsingborg, in Svezia, a ne è appena stata aperta una filiale a Los Angeles e presto aprirà anche in Canada, Cina e Germania.

Qual è stata la motivazione che l’ha indotta a creare il Museo del Fallimento?
La spiegazione è molto semplice: volevo stimolare l'interesse e la discussione sull'accettazione e l'apprendimento dal fallimento. Il fallimento è essenziale per tutti i progressi (innovazione, tecnologia, social, ecc.). Da alcuni anni sono impegnato su una ricerca su come le organizzazioni possono migliorare apprendendo dai propri errori e fallimenti e, vista la mole di materiale raccolto nei miei studi, ho pensato che un museo sarebbe stato un modo divertente per comunicare questa ricerca. Oggi la nostra società è troppo ossessionata dal successo, dobbiamo capire che il fallimento è invece un insegnante molto migliore del successo.

Come hanno reagito le aziende?
Devo dire che all’inizio le aziende che contattavo non volevano collaborare. Erano piuttosto fredde. Ma ora, con il successo del museo, sono sempre di più quelle che vogliono entrare a farne parte. Le aziende innovative sanno che l'innovazione è rischiosa e che molti progetti falliscono. Ora ricevo materiale da tutto il mondo. Ancora niente dall'Italia però ...

Qual è il messaggio che questa mostra vuole dare agli imprenditori o alle aziende?
Ogni innovazione presuppone che le aziende si prendano rischi significativi. E se questo non avviene, allora significa che non si produce nessuna innovazione e l’azienda non è innovativa. Inoltre, le organizzazioni (non solo le aziende private) devono migliorare il processo di apprendimento dai fallimenti. Devono essere in grado di discutere i propri fallimenti apertamente e in modo produttivo.

Esistono differenze rispetto alla reazione al fallimento tra le società europee, americane e asiatiche?
Le aziende americane nel settore tecnologico sono fortemente influenzate dalla mentalità "fail forward" che viene dalla Silicon Valley. Il resto del mondo sta recuperando e comincia ad avvicinarsi a questa mentalità. Le aziende scandinave e olandesi sono più trasparenti e più aperte all’accettazione e discussione sul fallimento. Le aziende tedesche invece, e persino le italiane e le francesi, sono più gerarchiche, il che rende spesso difficile affrontare in modo produttivo il fallimento. Le organizzazioni asiatiche soffrono sia di una rigorosa gerarchia sia delle difficoltà culturali che inibiscono l'accettazione del fallimento. Ma i cinesi sono molto desiderosi di migliorare e sono certo che non ci vorrà molto prima che diventino migliori delle organizzazioni europee quando si tratterà di imparare dal fallimento.