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Il fisco pesa meno sulle famiglie

Secondo uno studio della Fondazione nazionale dei commercialisti, nel 2017 si è ridotta leggermente la pressione fiscale sui nuclei famigliari

Il calo rispetto al 2016 è solo dello 0,2% (in rapporto al Pil), ma si tratta pur sempre di una diminuzione ed è il primo dato sensibilmente positivo dal 2013. Secondo uno studio elaborato su dati Istat dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, nell’anno appena trascorso le famiglie italiane hanno beneficiato di una minore pressione fiscale, che è diminuita di un punto percentuale rispetto al record registrato nel biennio 2012/2013. E’ un dato correlato alla graduale ripresa del reddito netto familiare, che ha ricominciato ad aumentare a partire dal 2015 favorendo, in particolare, i nuclei che avevano subito gli effetti più negativi della crisi.

Quali tasse pesano di più?
A gravare in modo più significativo sulle famiglie italiane sono i tributi locali e le tasse sugli immobili. Tra il 2013 e il 2017, a fronte di un aumento del Pil nominale del 7%, il gettito Irpef è aumentato del 5,9%, quello Imu/Tasi del 21% e le entrate derivanti dalle addizionali Irpef del 12%.

L’andamento dei prestiti
I dati più recenti sulla situazione finanziaria delle famiglie italiane diffusi dall’Ocse mostrano come la mole di debito che ricade sul portafoglio di ogni singolo nucleo sia in leggera diminuzione. Effettivamente la percentuale totale dei prestiti erogati è leggermente diminuita ( -0,4% rispetto al 2010). A contrarsi maggiormente sono stati quelli a breve termine ( -3,7% sul 2010, -6% tra il 2015 e il 2016) mentre tra i prestiti a lungo termine prosperano quelli per l’acquisto di abitazioni ( +7,9% sul 2010 e +2,7% tra il 2015 e il 2016). Da evidenziare il cospicuo incremento dei crediti al consumo ( +54,6% sul 2010, + 4,3% tra il 2015 e il 2016), segno di una ritrovata propensione a spendere da parte delle famiglie italiane.

Povertà, permane il divario tra Nord e Sud
Sempre secondo i dati Istat, l’incidenza della povertà assoluta nel 2016 è rimasta stabile rispetto agli ultimi anni, coinvolgendo il 6,3% delle famiglie (circa 1 milione e 619 mila persone). In generale, tra il 2015 e il 2016 gli indicatori hanno segnalato un leggero miglioramento nel Mezzogiorno e un lieve peggioramento nel Centro Nord, anche se il divario resta enorme: l’incidenza della povertà relativa è del 19,7% al Sud contro il 5,7% del Nord. I dati peggiori si registrano in Campania e Calabria.