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Avvocati, buone pratiche per l'efficienza

I professionisti forensi devono affrontare la sfida della gestione dei rischi connessi alla loro professione

Le nuove prassi Uni-Asla per la gestione degli studi legali sono state presentate oggi, 13 dicembre, a Roma, nel corso di un convegno dal titolo La nuova prassi Uni-Asla: modelli organizzativi e gestione dei rischi per gli studi legali

L'adozione di nuovi criteri e metodi organizzativi, che ruotano attorno a un'idea di risk management inedita per molti studi legali, è un requisito necessario per individuare, valutare e tenere correttamente sotto controllo i rischi in ambito giudiziale e stragiudiziale. 

 La nuova organizzazione dei professionisti della legge riguarda i processi (operativi) interni e coinvolge la ridistribuzione dei ruoli e delle responsabilità, che dovrà essere più chiara ed efficiente. Poi ci sono tutte le prassi che fanno riferimento ai servizi ai clienti, sia a livello pratico, sia come impostazione generale del lavoro dello studio: gli avvocati dovranno porsi continui obiettivi di miglioramento, adottando procedure uniformi per le varie prestazioni professionali, nel rispetto dei requisiti imposti dalle varie attività del momento.

Chi adotterà le nuove prassi potrà ottenere la certificazione di conformità da parte degli organismi terzi e indipendenti: gli studi certificati potranno quindi beneficiare anche di una riduzione dei costi delle coperture assicurative obbligatorie. 

"Quando sentono parlare di organizzazione – spiega Marco Ferraro, membro del consiglio direttivo e del comitato esecutivo direttivo di Asla - molti avvocati temono li si voglia trasformare in imprenditori o manager, assimilando la gestione dello studio legale a quella di un’impresa: no, non è così. La professione resta individuale com’è sempre stata, anche quando più avvocati lavorano insieme, ma per funzionare bene l’attività forense oggi richiede un metodo di lavoro, delle regole e delle procedure che coinvolgano tutte le persone, ciascuna al proprio livello di competenza e responsabilità". 

Quindi non conta la dimensione dello studio legale o il peso specifico dei clienti che difende: "l'esigenza organizzativa – conclude Ferraro - c'è per tutti, ed è sempre più pressante perché gli avvocati italiani, con l'introduzione dell'obbligo assicurativo, devono affrontare la sfida della gestione dei rischi connessi alla loro professione".