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Fringe benefit, novità dalla Manovra

Si va verso la conferma per tutto il 2022 dell’innalzamento della soglia di esenzione fiscale per le prestazioni in natura offerte a integrazione della normale busta paga: il provvedimento potrebbe essere il primo passo per rendere la misura strutturale

La legge di Bilancio 2021 porta novità anche sul fronte del welfare aziendale. Secondo quanto ricostruito da varie testate giornalistiche, sarebbe infatti emerso un sostanziale accordo bipartisan sulla proposta di prorogare a tutto il 2022 l’innalzamento della soglia di esenzione fiscale per i cosiddetti fringe benefit a 516,46 euro. Secondo molti, la misura, se approvata, potrebbe essere il primo passo per rendere il provvedimento strutturale.

L’innalzamento della soglia di detassazione per i fringe benefit, inizialmente prevista a 258,23 euro all’anno, era stato introdotto con il decreto Agosto ed era stato poi confermato, dopo le tante richieste degli operatori del settore, anche nel successivo decreto Sostegni per l’intero 2021.

I fringe benefit definiscono tutte quelle prestazioni in natura che possono essere offerte al lavoratore a integrazione della normale busta paga: l’esempio classico sono i buoni pasto, ma rientrano nella categoria anche buoni benzina, carte per acquisti, beni e servizi per la mobilità sostenibile e polizze assicurative. Negli ultimi anni, questa peculiare categoria di prestazioni sociali ha registrato un vero e proprio boom: nel 2020, secondo il tradizionale osservatorio di Edenred Italia, fringe benefit e area ricreativa sono arrivati a ricoprire il 45% dei consumi in welfare aziendale, mettendo a segno un rialzo significativo rispetto al 41% dell’anno precedente.

L’innalzamento della soglia di detassazione dei fringe benefit potrebbe contribuire a raggiungere un duplice obiettivo: fornire sostegno economico ai lavoratori e, in secondo luogo, fornire una spinta aspettata ai consumi. Nel dettaglio, un’elaborazione di The European House – Ambrosetti ha evidenziato che la misura, qualora approvata, potrebbe generare almeno 4,7 miliardi di euro in consumi fino al 2023, producendo un introito per le casse dello Stato di oltre un miliardo di euro in Iva.