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Fisco, i piani per una riforma dell’Unione Europea

Il progetto, presentato dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, aggiornerà i sistemi fiscali dei Paesi membri, utilizzando così la leva fiscale per ridurre frodi, evasione ed elusione e agevolerà una nuova uniformità tra gli Stati, attraverso una “tassazione minima” per contrastare la concorrenza sleale interna all’Ue

Far pagare le tasse dove si realizzano i profitti e non dove le aziende hanno fisicamente le sedi legali. Una proposta di buon senso, ma contemporaneamente una grande sfida quella lanciata dalla Commissione Europea. Una riforma del fisco che punta a combattere l’elevato livello di elusione fiscale, che mina alle basi lo stato sociale dei Paesi dell’Unione. È certamente un percorso a ostacoli quello che si troverà davanti la Commissione, giacché proprio sulla disparità di trattamento fiscale si gioca una partita sporca, combattuta con le armi della concorrenza sleale, tra Paesi europei. Il piano, presentato dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, aggiornerà i sistemi fiscali dei Paesi membri, alcuni dei quali risalenti ormai alla metà del secolo scorso, utilizzerà la leva fiscale per ridurre frodi, evasione ed elusione e agevolerà una nuova uniformità tra Paesi, attraverso una “tassazione minima”, proprio per contrastare la concorrenza sleale tra Stati.

Elusione, evasione, frodi: tutti i soldi persi 

Il primo passo è stato già fatto con la nuova direttiva sulla cooperazione fiscale, la direttiva Ue 514 del 2021, che impone alle big tech e ai colossi di internet, come Amazon, Google, Facebook, ecc., l’obbligo di comunicare i ricavi derivanti dalle rispettive piattaforme digitali, affinché paghino la quota di imposte appropriata. Sono decine i miliardi che ogni anno gli Stati europei perdono a causa dell’elusione, dell’evasione fiscale o delle frodi. Circa 50 miliardi di euro all’anno solo di Iva cross-border; 46 miliardi di “evasione fiscale internazionale da parte di persone fisiche”; e tra i 35 e i 70 miliardi a causa dell’elusione dell’imposta sulle società nell’Ue. È arrivato il momento, dice la Commissione, che gli Stati membri affrontino il problema una volta per tutte

Aggiornare pratiche obsolete 

Nella proposta della Commissione, comunicata a Parlamento e Consiglio Europeo, chiamata Business Taxation for the 21st Century, si legge: “vi è ora consenso sul fatto che i concetti fondamentali di residenza fiscale e di Stato della fonte su cui si è basato il sistema fiscale internazionale nell’ultimo secolo sono obsoleti. Le pratiche commerciali ora implicano regolarmente lo svolgimento di attività in uno Stato senza mantenere una presenza fisica, situazione che le norme attuali non sono adatte a fronteggiare, mentre la digitalizzazione dell’economia ha anche portato a nuove opportunità per manipolare gli attuali principi attraverso schemi di pianificazione fiscale”. La riforma fiscale non è a sé stante ma mira a sostenere tutte le politiche dell’Ue: dal Green Deal fino all’agenda digitale, dalla nuova strategia industriale fino all’Unione dei mercati

Basta paradisi fiscali in Europa

E quindi presto sarà pronto un nuovo quadro per la tassazione dei redditi delle imprese in Europa (Business in Europe: framework for income taxation – Befit), sotto forma di regolamento unico sull’imposta sulle società basato su alcune caratteristiche: in primis ci sarà una base imponibile comune, che servirà a semplificare il lavoro delle società che operano nel mercato unico, giacché un gruppo sarà in grado di determinare la propria responsabilità fiscale in ogni Stato membro secondo un unico insieme di regole. Il punto di caduta di questo provvedimento sarà, a tendere, un’unica dichiarazione dei redditi per le società che operano cross-border in Unione Europea. Il secondo punto, dirimente, riguarda la ripartizione degli utili tra gli Stati membri. In poche parole: basta concorrenza sleale, basta paradisi fiscali legalizzati.