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Covid-19, la seconda ondata ha affossato le famiglie italiane

Secondo l’indagine straordinaria di Bankitalia, un terzo delle famiglie ha riferito di aver subito una riduzione del reddito nel 2020 e, tra queste, solo un quinto ne prefigura una ripresa nel corso del 2021. Crollano i consumi ma tra le altre motivazioni prevale la paura del contagio e la severità dei provvedimenti restrittivi

È stata soprattutto la seconda ondata ad aver piegato le famiglie italiane, non tanto il lockdown di marzo-aprile 2020, cui ha seguito a una rapida ripresa della fiducia e, forse, l’illusione che il peggio fosse passato. Lo rivela la terza edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf), condotta da Banca d’Italia, per raccogliere informazioni sugli effetti dell’epidemia di Covid-19, sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie. Durante la seconda ondata, scrivono gli analisti, le condizioni economiche reali e le aspettative sono peggiorate rispetto all’estate. Un terzo delle famiglie ha riferito di aver subito una riduzione del reddito nel 2020 e tra queste, solo un quinto ne prefigura una ripresa nel corso del 2021. Rispetto a prima della pandemia, le famiglie hanno riportato di aver ridotto la frequenza delle spese per alcuni servizi, a causa sia delle minori disponibilità economiche sia della paura del contagio.

Lavoro, si temono lunghi periodi di disoccupazione 

Le interviste, condotte proprio nel periodo in cui le misure restrittive per il contenimento della seconda ondata si facevano sempre più stringenti, hanno rivelato che le valutazioni sulle prospettive generali sono divenute più negative rispetto alla rilevazione estiva. La percentuale di famiglie che si attende un netto peggioramento della situazione economica generale nei prossimi dodici mesi è aumentata del 9%, a fronte di una riduzione della quota che prevede questo dato stabile. Più di un terzo delle famiglie si aspetta un netto peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro: le prospettive sono più negative per i lavoratori autonomi e, ovviamente, per i disoccupati. Oltre un quinto dei capifamiglia con contratto a termine e un decimo degli autonomi ritiene che la probabilità di perdere il lavoro nei prossimi dodici mesi sia superiore al 50%. Tra i disoccupati, solo il 10% si aspetta di trovare un nuovo lavoro nell’arco di un anno.

Calo dei redditi e sfiducia nel futuro 

E le misure di sostegno del Governo? Dove sono? Sono riuscite, almeno in parte, a risollevare le finanze (e gli animi)? Dalla ricerca emerge che solo il 25% dei nuclei familiari ha ottenuto una qualche misura di sostegno al reddito tra settembre e novembre 2020. Anche considerando tali misure, un terzo delle famiglie ha dichiarato di aver subito nel 2020 una riduzione del reddito familiare rispetto all’anno precedente. Il 20% delle famiglie è pessimista e si attende nel 2021 un reddito inferiore a quello percepito nel 2020 e questa percentuale raddoppia addirittura tra le famiglie che dichiarano di aver già subito una riduzione degli introiti lo scorso anno. Soltanto un quinto delle più colpite crede nella ripresa.

I debiti delle famiglie e la voglia di risparmio 

Affitti, mutui e debiti schiacciano le famiglie più in difficoltà: quasi il 40% degli affittuari e oltre il 30% delle famiglie indebitate hanno dichiarato di avere difficoltà nel sostenere il pagamento dell’affitto o delle rate: una percentuale davvero preoccupante. Dall’inizio della pandemia, quindi fine febbraio 2020, circa il 15% delle famiglie ha richiesto o ha preso in considerazione la possibilità di chiedere un prestito a una banca o a una società finanziaria per affrontare le spese correnti. Oltre la metà delle famiglie dichiara di non disporre di risorse finanziarie sufficienti a sostenere il proprio tenore di vita per almeno tre mesi in assenza di entrate, un dato in linea con quanto rilevato nella primavera 2020. Contemporaneamente, però, più del 40% dei nuclei familiari vorrebbe risparmiare, quindi spendere meno del proprio reddito annuo: tali intenzioni sono diffuse sia tra le famiglie che si aspettano un aumento, o comunque stabilità del reddito, sia tra quelle che attendono una riduzione.

Consumi, prevale la paura del contagio 

I consumi, come noto, continuano a risentire fortemente dell’emergenza sanitaria. La spesa effettuata in abbigliamento, alberghi, bar e ristoranti è inferiore al periodo precedente la pandemia per circa l’80% delle famiglie; quella in servizi di cura della persona per circa due terzi di esse. Eppure, poco meno della metà di chi ha ridotto tali spese indica che la contrazione dipenda dalle minori disponibilità economiche: tra le altre motivazioni prevale la paura del contagio, indipendentemente dalla severità dei provvedimenti restrittivi nella regione di residenza. Un dato interessante che, in fondo, può far sperare in una prossima ripresa dei consumi una volta che la diffusione del virus sarà (definitivamente?) contenuta.