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Crescono in Italia gli investimenti sul servizio idrico

Secondo i dati contenuti nel Blue Book di Utilitalia la crescita registra un +24% negli ultimi sette anni

Con il trasferimento delle competenze di regolazione e controllo all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), gli investimenti sul servizio idrico hanno registrato una crescita costante arrivando a 38,7 euro ad abitante nel 2017, con un aumento del 24% negli ultimi sette anni. A rivelarlo è il Blue Book, la monografia completa dei dati del servizio idrico integrato promossa da Utilitalia, realizzata da Fondazione Utilitatis con la collaborazione di Istat, presentato lo scorso 30 ottobre a Roma.
L’incremento degli investimenti sembra destinato a perdurare sia per la stabilità della disciplina tariffaria, che ha consolidato la fiducia del sistema finanziario nei confronti del settore, sia per l’introduzione della disciplina sulla qualità tecnica (un sistema incentivante che prevede la verifica biennale dell’efficacia degli investimenti). In particolare, l’impatto della regolazione sulla qualità tecnica ha fatto registrare una crescita della programmazione degli investimenti del 24,6% per il biennio in corso (2018-2019); in questo contesto gli investimenti pro capite realizzati nell’ultimo biennio si possono stimare in 44,6 euro per abitante, dal momento che il tasso di realizzazione medio degli interventi programmati è stato nel 2017 di circa l’87%.
Secondo il presidente di Utilitatis, Federico Testa, “l’industria del servizio idrico integrato si conferma come settore trainante delle filiere locali con un impatto positivo su scala nazionale: infatti rispetto ai tassi di variazione del Pil vicini allo zero nel periodo 2013-2018, il comparto ha marciato con un incremento medio annuo della spesa per investimenti del 5,5%”. Per il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti, “questi dati dimostrano l’importante progresso compiuto dall’intero comparto. Per recuperare il gap infrastrutturale accumulato nei decenni passati sono necessari ingenti investimenti, il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati”.
Nel 2018 in Italia per la fornitura di acqua nell’abitazione ogni famiglia ha speso in media 14,65 euro, il 3,4% del totale. I livelli medi di spesa più elevati si registrano nel Mezzogiorno (16,87 euro) e nel Centro (16,43); valori inferiori alla media si riscontrano invece nel Nord (12,41). Gli interventi sono sempre più correlati dall’esigenza di far fronte ai cambiamenti climatici e agli eventi naturali estremi: i fondi pubblici stanziati dal parlamento negli ultimi anni superano i due miliardi di euro, per invasi e acquedotti. “Restano aree del Paese in forte ritardo – osserva Valotti – soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono ancora numerose le gestioni comunali in economia: ciò si traduce in livelli di servizi e di investimenti non adeguati, creando iniquità fra diverse parti del Paese. Serve un grande piano per il Sud che punti a far decollare l’infrastrutturazione”.