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Quel qualcosa in più delle imprese familiari

Una survey condotta da Deloitte a livello globale ha analizzato l’approccio delle aziende di famiglia verso i temi della gestione sul breve e lungo periodo: ne emerge una forte responsabilità verso il futuro e il mantenimento dei valori

La caratteristica primaria delle imprese familiari è avere una visione a lungo termine, qualità che ne garantisce la resilienza; paradossalmente però mostrano anche una maggiore tendenza a concentrare l’attività sulle urgenze, indebolendo gli obiettivi sul lungo periodo. Questa dicotomia, che trova la sua ragione principale nella debolezza della governance, è comune a livello mondiale a tutte le imprese famigliari.
È uno dei trend che emergono dalla quinta edizione del report intitolato “Global Family Business Survey 2019: Coordinare le strategie di lungo periodo e le azioni di breve termine nella gestione dell’impresa e della famiglia” che Deloitte ha realizzato intervistando circa 800 componenti di aziende familiari in 58 paesi del mondo, tra cui 42 in Italia, e che ha rivelato una sostanziale omogeneità di risultati a livello globale.
Analizzando le risposte, Deloitte ha provato a individuare quali particolarità possono conciliare aspirazioni di lungo termine e priorità a breve senza mettere a rischio la conservazione del patrimonio e dei valori familiari, in un contesto dove i cambiamenti sociali e di mercato sono rapidi e poco prevedibili. La survey ha indagato quattro aree chiave dell’impresa familiare: proprietà, governance, successione e strategia.

Fiduciosi nel futuro
La maggior parte degli intervistati, guardando in prospettiva, è confidente rispetto alla capacità della propria azienda di far fronte alle situazioni future in termini di proprietà (59%), governance (51%) e strategia (54%), mentre è inferiore la percentuale di chi ritiene di aver impostato un piano efficace per la successione aziendale (41%). Questi dati globali sono in linea con quelli rilevati tra le aziende italiane, con il 61% che mostra confidente riguardo alla strategia, il 58% riguardo alla proprietà, il 52% per la governance e solo il 39% sul delicato tema del passaggio generazionale, che si dimostra il vero punto debole riguardo alla solidità dell’azienda sia nel nostro paese sia all’estero.
In tema di proprietà, la maggior parte (68%) degli imprenditori capofamiglia intervistati in tutto il mondo desidera mantenere il controllo dell’azienda all’interno del gruppo famigliare, aspetto che in Italia è prioritario per il 62% degli intervistati. Allo stesso modo però, il 34% a livello globale è disposto a cedere parte del controllo familiare se questo significa ottenere migliore equilibrio finanziario e possibilità di crescita, dato che sale fino al 64% tra le imprese italiane intervistate: secondo Deloitte, questa risposta dimostra la consapevolezza di quanto temi come l’accesso al credito, la necessità di innovazione e la capacità di stare al passo con il mercato siano prioritari anche per la sopravvivenza di un’azienda di famiglia. Le imprese italiane si distinguono inoltre per la tendenza a dare più rilevanza al valore aziendale di lungo termine (81%) piuttosto che ai risultati conseguiti nel breve periodo, dove per “valore” si intende anche il peso etico e sociale dell’impresa.

Il nodo della successione
L’obiettivo è consegnare un’azienda sana alla generazione successiva, ma solo il 26% delle imprese intervistate ha redatto un piano di successione formale per la posizione di Ceo: in Italia questo passo è stato fatto solo nel 14% dei casi, nel 26% si afferma di avere un piano informale e nel 60% di non averne alcuno. Quello che emerge nel nostro paese è un quadro di incertezza che denota una particolare fragilità in un sistema imprenditoriale così fondamentale per l’economia nazionale. Pensando al passaggio generazionale, il 26% degli imprenditori preferirebbe che sia la gestione che la proprietà restassero “in famiglia”, il 21% solo la gestione, il 5% solo la proprietà; un dato particolare che distingue le imprese italiane è che il 12% ricorrerebbe ad un’offerta pubblica iniziale (IPO), rispetto al solo 2% a livello globale.
L’immagine che emerge dalla ricerca mostra, secondo Deloitte, come una buona governance sia strumento essenziale per regolare alcuni limiti delle imprese familiari, e come questa passi per la presenza nei Cda di membri esterni alla famiglia. Tale prassi accomuna il 61% delle imprese intervistate a livello globale (il 64% in Italia), anche se nel 32% dei casi il numero degli esterni è mantenuto inferiore a quello dei famigliari (43% in Italia); i consigli interamente “di famiglia” sono invece il 24%, mentre il 15% degli intervistati dichiara di non disporre di un consiglio formale.