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I settori campioni nel digitale

Un’indagine di Boston Consulting Group evidenzia a livello globale gli ambiti produttivi più avanzati nell’utilizzo delle tecnologie evolute, cogliendo più similitudini tra Ue e Usa che in rapporto all’Asia

Non tutti i settori produttivi si sviluppano allo stesso modo nell’ambito delle tecnologie digitali, e anche a livello globale si evidenziano differenze e similitudini che possono sorprendere. Un’analisi del Boston Consulting Group restituisce una fotografia della maturità digitale delle aziende misurata attraverso il “Digital Acceleration Index” (Dai), indicatore specifico elaborato dal gruppo per la valutazione di settori e imprese a livello globale.

L’indagine è stata effettuata tra Unione Europea, Stati Uniti e Asia, coinvolgendo 1800 manager e dirigenti di imprese dei principali settori economici. Il profilo delle aziende è emerso dall’attribuzione di un valore da 1 a 4 per 35 diverse categorie: nella classifica finale, un indice tra 67 e 100 contribuisce alla qualifica di “campione digitale”, un valore inferiore a 43 indica le imprese “ritardatarie”.

L’Asia fa strada a sé
È interessante la distinzione territoriale che emerge dall’analisi dei risultati dell’Indice Digitale: le classifiche per settori di Unione Europea e Usa sono quasi speculari – anche se gli indici Usa sono in genere più elevati -, mentre l’ordine per settore dell’Asia si differenzia dagli altri in più di qualche aspetto, evidenzia una maturità diversa e nel complesso un maggiore sviluppo nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Al primo posto in Oriente sono le imprese del settore finanziario (indice medio Dai superiore a 60), mentre in Europa e Stati Uniti ci sono le società di telecomunicazioni (indicizzate in media rispettivamente a circa 56 e 58), settore che risulta invece in fondo alla classifica in Asia (poco più di 45). Oltre alle telecomunicazioni, nei primi quattro posti delle classifiche Usa e UE si trovano, con ordine differente, i settori finanziario, tecnologico e automotive, mentre dal secondo al quarto posto in Asia ci sono tecnologico, manifatturiero e consumer. In tutte e tre le aree i settori pubblico e energetico si trovano tra gli ultimi posti, accompagnati in Europa e Usa dal consumer e dall’assicurativo, si distingue nella classifica statunitense l’ultimo posto del manifatturiero (in Europa maglia nera è il pubblico).
Da notare che fattore fondamentale per un buon punteggio risulta essere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che viene utilizzata in Asia dall’87% delle imprese, contro il 78% dell'UE e il 74% degli Stati Uniti.

Investimenti su progetti e dipendenti fanno la differenza
Le aziende digital champion si distinguono nel loro status prevalentemente per l’attenzione che pongono agli aspetti digitali sia in termini di investimento che nell’organizzazione e nella formazione del personale: “Lo studio ha identificato tre punti chiave a cui le imprese più performanti si affidano per diventare più mature digitalmente – ha spiegato Roberto Ventura, partner di Bcg ed esperto digital e artificial intelligence -: spendono oltre il 5% della spesa operativa in progetti digitali, assegnano a ruoli e progetti digitali più del 10% dei propri dipendenti, sono più capaci di affinare e scalare progetti pilota in soluzioni operative”.
Nella classifica dedicata, i campioni digitali asiatici sono leggermente in vantaggio rispetto agli statunitensi (54% contro 51%) per quanto riguarda il numero di dipendenti impegnati in ruoli digitali, e in netto vantaggio rispetto agli europei (44%). I “champion” Usa invece primeggiano per quota di spesa operativa investita in progetti digitali (90%), maggiore rispetto all’Asia (75%) e all’Unione Europea (65%).
Una netta distinzione emerge per quanto riguarda l’intenzione di aumentare la forza di lavoro digitale di oltre il 20%, una previsione che riguarda il 77% dei Campioni e solo il 43% dei Ritardatari: nella suddivisione territoriale la scelta riguarda il 70% dei digital champion europei, il 90% di quelli asiatici, e il 65% degli statunitensi. Rispetto agli investimenti interni, il 51%dei digital champion prevede di potenziare le capacità digitali del personale di oltre il 20%, contro il solo 29% dei ritardatari.