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Start up, un fenomeno in sviluppo

Le ricerche rivelano che il mondo delle società innovative è in grande fermento. In Europa le città più dinamiche sono Berlino, Londra, Parigi e Stoccolma. Nel nostro Paese spiccano le attività svolte in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna

C’è un settore dell’economia particolarmente dinamico ed è quello delle oltre 10.000 start up (10.164 per la precisione) registrate in Italia nel 2018. Lo afferma una ricerca di Viking Italia che, grazie al database del Registro delle Imprese, è stata in grado di mappare la situazione in Italia analizzando alcuni indicatori principali up quali localizzazione geografica, settori di appartenenza, capitali, identikit dei fondatori.
Analizzando i numeri e gli orientamenti, le start up italiane confermano la differenza tra Nord e Sud che vede alcune regioni più focalizzate sulla tecnologia e sull’industria mentre altre sul turismo e la produzione di beni primari.
I numeri relativi alle start up mostrano infatti che la Lombardia è la regione più innovativa d’Italia con ben 2.547 start up, ovvero 2,6 start up ogni 100.000 abitanti. Al secondo e al terzo posto troviamo Lazio ed Emilia-Romagna, rispettivamente con 1.142 e 902. I capoluoghi Milano, Roma e Bologna sembrano essere le città più aperte all’innovazione e alle idee rivoluzionarie.

Innovazione in IT e software
Le nuove attività puntano sul mondo digital e, come nel resto del mondo, anche l’Italia punta maggiormente all’innovazione nel settore dell’IT e software con 4.324 start up.
Al secondo posto con 1.355 start up troviamo il settore della Ricerca scientifica e sviluppo, mentre in terza posizione i Servizi di informazione.
Sorprende che alcuni settori nel 2018 abbiano ispirato davvero pochi startupper del Bel Paese a fare innovazione. Si contano infatti solo 23 start up incentrate sull’arte e l’intrattenimento, seguite dal settore degli alloggi, che ne vede soltanto 15.

Pochi fondi per nuove idee
L’analisi di Viking ha evidenziato come in Italia le start up non siano particolarmente redditizie (almeno all’inizio) e che difficilmente si incontreranno i cosiddetti “unicorni”. Caratteristica delle start up italiane è quella di iniziare con pochi fondi o con finanziamenti europei e di procedere in maniera scalabile.
Su un totale di 10.164, poco più del 42% (4.228) si aggirano su un capitale annuo dichiarato che va dai 5.000 ai 10.000 euro, mentre al secondo posto vediamo 2.179 start up con un capitale tra i 10.000 e i 50.000. L’unico “unicorno” italiano che si è distinto ha dichiarato poco più di 5 milioni di euro, ben lontano dal gruppo di unicorni stranieri che hanno superato il miliardo.
“Non dobbiamo dimenticare però che una start up è per natura scalabile, il che significa che può crescere ed espandersi liberamente, fino a diventare un unicorno” commentano gli esperti di Viking Italia. 


Dove sono le quote rosa?
La stragrande maggioranza delle start up italiane ha un fondatore uomo (8275). Tra tutte le 10.164 start up presenti in Italia solo 453 (4.4%) sono capitanate esclusivamente da donne. Leggermente migliore la situazione se si considerano le start up con board misti, composti da uomini e donne, dove si arriva a contarne 880.
Per quanto riguarda le regioni più all’avanguardia vediamo in testa la Lombardia con 264 start up che hanno almeno una donna tra i capi, seguita a ruota da Lazio con 163 start up e Veneto con 131. E invece il settore con la maggiore quota rosa? L’artigianato, con 224 donne capi d’azienda.

Identikit dello startupper
Contrariamente a quello che si può immaginare, startupper e giovane non è un binomio inscindibile. Infatti, le start up fondate da giovani sono solo 811 e 1.046 quelle che hanno fondatori di età miste tra cui però troviamo obbligatoriamente anche un giovane. Le regioni coi giovani più intraprendenti? Lombardia, Lazio e Veneto con rispettivamente 485, 193 e 180 start up con almeno un giovane nel board.
Riguardo invece alla presenza di stranieri, in Italia a capo delle start up troviamo principalmente italiani. Solo in 125 casi troviamo uno straniero come Ceo e 97 hanno nel board sia italiani che stranieri. La regione più internazionale pare essere la Lombardia, ormai in testa in tutte le categorie, con 101 Ceo stranieri.
Infine, uno dei dati analizzati più interessanti riguarda il numero di start up fondate da persone con laurea quinquennale o master: sono 2.623 su oltre 10.000. Ciò significa che solo il 25% delle aziende prese in esame è stata fondata da plurilaureati o con master post universitario mentre la grande maggioranza di start up in Italia ha fondatori che hanno frequentato al massimo 3 anni di università – raggiungendo quindi una laurea triennale – o che all’università non ci sono proprio andati.