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Energia rinnovabile, fra crescita e nuovi rischi

Un settore in espansione si trova a fronteggiare minacce che prima potevano essere serenamente trascurate: se ne è parlato nel corso di un workshop promosso dal gruppo Lercari

Nel 2050, secondo il New Energy Outlook 2018 di Bloomberg, oltre il 50% del fabbisogno mondiale di energia sarà garantito da fonti rinnovabili. La rivoluzione verde toccherà ogni angolo del pianeta. E forse l’Italia un po’ più degli altri: già per la fine del 2030, stando ad alcune proiezioni, il 90% del fabbisogno nazionale potrebbe essere fornito da centrali eoliche e solari.
Basterebbe questo per comprendere quanto stia evolvendo velocemente in Italia un settore energetico che, almeno fino a qualche anno fa, basava il proprio business su carbone, petrolio e gas. E che adesso invece, anche sulla scia di una sensibilità ambientale sempre più diffusa, si sta rapidamente convertendo a fonti di energia rinnovabili e non inquinanti.
Il cambiamento è evidente. E, insieme alle opportunità di business, porta con sé anche rischi che, se prima potevano essere serenamente trascurati, ora necessitano di coperture adeguate. Proprio questo fronte è stato al centro di Energy & Utilities Business, insurance workshop promosso dal gruppo Lercari, con il patrocinio di Anra e Insurance Skills Jam, che si è svolto lo scorso 30 maggio a Milano presso la Fondazione Aem. Punto di partenza dell’iniziativa è stata proprio l’evoluzione del contesto imprenditoriale. “Il mercato sta cambiando, lo si capisce già dalla terminologia sempre più diffusa nei contratti”, ha esordito Alessandro De Felice, presidente di Anra e chief risk officer di Prysmian. Liability, performance più elevate, tramonto degli incentivi: sono queste, a detta di De Felice, i principali sintomi del cambiamento che sta affrontando il settore. La chiave sta ora nel saperlo gestire per cogliere le opportunità del momento. Magari attraverso sinergie che possono far bene al mercato. “Abbiamo concentrato nella nostra struttura professionalità che ci vengono riconosciute”, ha affermato Gian Lugi Lercari, amministratore delegato dell’omonimo gruppo peritale, portando alla platea la propria esperienza. “Lo scambio culturale e professionale attraverso tavoli di lavoro – ha aggiunto – consente di creare valore e di rispondere meglio alle esigenze della clientela”.
La parola è dunque passata agli operatori del settore, ossia a coloro che sono chiamati a confrontarsi ogni giorno con un mercato che evolve e che genera nuovi rischi. Giuseppe Mastropieri, managing partner e ceo di Rea, si è in particolare soffermato sui “rischi di natura esogena, come furti o conseguenze del dissesto idrogeologico che colpisce il nostro Paese”: sono queste, ha affermato, le minacce principale del settore energetico. E possono avere, come ha osservato Saverio Ratto, ceo di Gasrule Insurance, società controllata da Snam, effetti collaterali come la business interruption. “Le catastrofi naturali possono avere una pesante incidenza sul business, provocando danni che possono colpire la continuità aziendale nel lungo periodo”, ha affermato.
Altri rischi, non meno gravi, arrivano tuttavia dalla stessa tipologia di business. Un settore come quello delle energie rinnovabili, per esempio, è strutturalmente soggetto agli effetti di un cambiamento climatico che non consente più di prevedere con un certo grado di accuratezza la frequenza di irraggiamento: il rischio, per chi lavora con pannelli solari, è evidente. E lo sarà soprattutto quando tramonterà definitivamente la stagione degli incentivi e il mercato, come ha osservato Silvio Caligiuri, head of treasury & billing di Axpo Italia, dovrà “confrontarsi con gli altri operatori in un regime di market parity che non dà garanzia di revenue”. Altro punto critico, indicato da Carlo Cosimi, corporate head of insurance and risk financing di Saipem, è poi quello legato alla “dismissione di vecchie piattaforme, fenomeno strettamente legato alla transizione verde che si sta imponendo come un rischio emergente”.