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La questione meridionale della sanità

L’Italia si conferma a due velocità anche nel settore della salute: aumenta il divario fra Nord e Sud

Il primo dato che balza all’occhio è quello sull’aspettativa di vita. E non potrebbe essere altrimenti, visto che racchiude al suo interno un po’ tutte le dinamiche del mondo della sanità: nell’Italia meridionale si vive meno che nel resto del Paese. In Campania, tanto per citare un caso, nel 2015 la speranza di vita si attestava a 80,5 anni: dato lontano da una media nazionale ferma 82,3 anni e, soprattutto, da casi di eccellenza come gli 83,5 anni della provincia autonoma di Trento.
Il parametro, come già accennato, diventa il primo sintomo di un’Italia che sembra muoversi a due velocità. E che trova conferma in tutte le tabelle pubblicate nella XIV edizione del Rapporto Osservasalute, pubblicazione periodica curata dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle Regioni italiane. Insomma, una questione meridionale anche sul fronte della sanità. Che rischia ora di esacerbare una situazione già critica per il sistema sanitario nazionale.
La spesa sanitaria pro-capite si conferma sbilanciata sulle regioni del Nord: a Bolzano la cifra si attesta a 2.255 euro, di gran lunga superiore rispetto alla media nazionale (1.838 euro) e dei 1.725 euro della Calabria. Anche la riduzione della mortalità negli ultimi 15 anni, per quanto presente, si rivela al Sud più lenta rispetto al resto del Paese, segnando un calo del 20% contro il 22% e il 27% fatto registrare rispettivamente al Centro e al Nord. E ancora, il trend sulla mortalità sotto i 70 anni, parametro considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità uno dei principali indicatori per misurare l’efficacia dei sistemi sanitari, si rivela persino in controtendenza rispetto a quanto fatto registrare nel resto della Penisola: numeri in calo in quasi tutte le regioni del Nord, mentre nel Mezzogiorno la curva punta verso l’alto.
Il ritardo del Sud è già di per sé grave. E diventa ancor più preoccupante se si considera che si inserisce in un sostanziale peggioramento dei parametri di salute. I malati cronici si attestano a quota 23,6 milioni, praticamente quasi quattro italiani su dieci: il 23,7% dei pazienti adulti in carico alla medicina generale (circa 250mila persone in termini assoluti) presenta addirittura due condizioni croniche contemporaneamente. Cresce poi il peso di malattie psichiche e infettive, con quest’ultime che registrano un incremento del 50% nel tasso di mortalità. Preoccupano, infine, gli stili di vita: stabile la quota di italiani sovrappeso e obesi, mentre aumentano i consumatori di alcool.
Numeri che pesano su un sistema sanitario già messo in difficoltà dai vincoli di bilancio e dalla crisi economica che ha investito l’Europa negli ultimi anni. La domanda di assistenza è destinata ad aumentare nei prossimi anni, visto l’ormai conclamato invecchiamento della popolazione. I costi per il sistema sanitario nazionale rischiano di diventare insostenibili.