pochi-figli-famiglie-sempre-piu-piccole

Pochi figli, famiglie sempre più piccole

Per l’Istat la natalità è tornata ai livelli del 1500

Cambia la struttura della famiglia italiana. L’evoluzione tracciata dall’Istat è preoccupante: in venti anni il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7 (media 1994-1995) a 2,4 (media 2014-2015); a questo corrisponde un aumento delle famiglie unipersonali, passate dal 21,1 al 31,1% del totale delle famiglie. I single aumentano sia in conseguenza all’alto numero di divorzi annuo sia perché i migranti che arrivano in Italia raramente sono accompagnati da coniuge e figli. Appena 5,4 famiglie su cento hanno 5 o più componenti (erano l’8,4%). Prevalgono ancora nel Paese le coppie con figli (35,3% del totale), con il Sud che raggiunge il 41%. Seguono le coppie senza figli (il 20,5% delle famiglie), maggiormente diffuse nel Nord, meno presenti nel Mezzogiorno, e le famiglie di genitori soli, prevalentemente di madri sole (9,7%). Le famiglie composte da due o più nuclei occupano invece una posizione marginale (1,3%).


L’Italia invecchia

L’aspetto demografico che pesa di più sui cambiamenti della famiglia italiana è l’invecchiamento della popolazione. La natalità continua a diminuire: il minimo osservato nel 2015 per le nascite risulta superato nel 2016 dal nuovo record negativo nella storia dell’Italia unita (474 mila, 12 mila in meno rispetto all’anno precedente). Un livello paragonabile alla metà del Cinquecento quando la popolazione era pari a un quinto di quella attuale. La riduzione delle nascite è una immediata conseguenza della forte riduzione del numero di donne tra 18 e 49 anni. Nel 2015 la differenza fra le nascite e le morti si conferma negativa, prosegue così la decrescita in corso da quasi un decennio. Nel corso del 2015 continua anche il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2014 erano 502.596, nel 2015 passano a 485.780 e il quoziente di natalità, uniforme sul territorio, scende a 8 nati per mille abitanti da 8,3 per mille dell’anno precedente. I decessi si mantengono saldamente sopra quota 600 mila, così il saldo naturale registra nel 2016 un valore negativo (-134 mila), il secondo maggior calo di sempre, dopo quello del 2015 (nel 2014 era -95.768). La dinamica naturale negativa determina il calo demografico: a partire dal 2015, anno eccezionale per la mortalità registrata, la popolazione residente si riduce di 130 mila unità (-2,1 per mille). La diminuzione prosegue nel 2016 (-86 mila residenti) e, secondo le stime Istat al 1° gennaio 2017, la popolazione residente scende a 60,6 milioni.

Cresce la speranza di vita

Il dato che più rappresenta l’invecchiamento della popolazione italiana è dato dall’indice di vecchiaia, ossia il rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella con meno di 15 anni: al 1° gennaio 2016 è pari al 161,4 per cento, ancora in crescita rispetto all’anno precedente (157,7 per cento). Influisce in modo positivo anche l’aumento della speranza di vita, che nel 2016 ha raggiunto 80,6 anni per gli uomini e 85,1 anni per le donne. Se consideriamo l’età media, al 1° gennaio 2016, in Italia questa è pari a 44,7 anni. Secondo le stime Istat, al 1° gennaio 2017 la quota di giovani (0-14 anni) scende ulteriormente rispetto all’anno precedente, raggiungendo livelli mai sperimentati in passato (13%). 


Pochi matrimoni, più separazioni

Nel 2015 sono stati celebrati in Italia 194.377 matrimoni, un dato in linea con i 194.057 del 2013 e superiore ai 189.765 del 2014. Le separazioni legali passano da 88.886 del 2013 a 89.303 del 2014 mentre i divorzi subiscono una lieve flessione. Il rito che gli sposi scelgono principalmente per la celebrazione del loro matrimonio è sempre, seppure in costante calo, quello religioso, che, nel 2014, ha caratterizzato il 56,9 per cento dei matrimoni. La distribuzione territoriale però è molto diversa: al Nord e al Centro il rito civile è scelto nella maggior parte dei casi (54,9% per cento nel Nord-ovest, 56% nel Nord-est e 51,1% nel Centro); nel Sud, invece, solo un matrimonio su quattro (25%) viene celebrato con rito civile e quasi uno su tre (31,9%) nelle Isole. A livello internazionale l’Italia risulta sempre essere uno dei paesi con la nuzialità più bassa, infatti solo Lussemburgo e Portogallo con 3,0 per mille hanno un quoziente di nuzialità inferiore a quello italiano. Le separazioni legali passano da 88.886 del 2013 a 89.303 del 2014; le separazioni consensuali, come negli anni precedenti, sono in netta prevalenza rispetto a quelle giudiziali e rappresentano l’84,2% del totale. I divorzi subiscono una lieve flessione passando da 52.943 a 52.355.

Riprendono i consumi

Nel 2016, la spesa media mensile familiare in valori correnti è stimata pari a 2.524,38 euro (+1,0% rispetto al 2015, +2,2% nei confronti del 2013, anno di minimo per la spesa delle famiglie e ultimo anno di calo del Pil). Si consolida, lentamente, la fase di ripresa dei consumi delle famiglie avviatasi nel 2014, in un quadro macroeconomico caratterizzato dal quarto anno consecutivo di aumento del loro reddito disponibile, da un lieve incremento della propensione al risparmio e dal consolidamento della ripresa del Pil. Nel 2011 tuttavia la spesa media mensile familiare era di 2.639,89 euro.