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Un drone come taxi

I velivoli a pilotaggio remoto adibiti al trasporto di persone non sono più un miraggio: fra qualche anno potrebbero essere ben visibili nei cieli di Roma. Paola Olivares, direttore dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata della School of Management del Politecnico di Milano, illustra l’evoluzione di un mercato che in Italia sta crescendo velocemente

Lo scorso ottobre si è svolto a Roma, presso l’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino, il primo test di volo in Italia di un eVTOL, ossia di un drone elettrico capace di decollare e atterrare in verticale, pensato e progettato per il trasporto di persone. L’iniziativa, tenutasi a meno di un anno di distanza dalla presentazione proprio a Fiumicino del prototipo realizzato da Volocopter, è stata possibile grazie alla partnership siglata da Aeroporti di Roma (Adr), Atlantia e UrbanV, oltre che dalla casa costruttrice. E segna un passaggio fondamentale nell’evoluzione dell’attuale paradigma della mobilità: i taxi volanti potrebbero presto essere realtà in Italia. Quando? Forse anche prima di quello che ci si potrebbe aspettare. “Roma sarà una delle prime capitali in cui questo nuovo mezzo di trasporto, l’elicottero elettrico, comincerà a volare: nel 2024, in vista del Giubileo e della candidatura per l’Expo”, aveva commentato all’epoca Claudio De Vincenti, presidente di Adr. Il servizio, una volta a regime, potrà consentire di collegare l’aeroporto di Fiumicino al centro di Roma in appena venti minuti: attualmente, giusto per avere un’idea, ci vuole almeno il doppio del tempo per compiere lo stesso tragitto in automobile, poco più di mezz’ora invece con i mezzi pubblici.
La prospettiva, in effetti, è concreta persino più di quello che traspare dalle dichiarazioni già molto ottimistiche (e forse anche interessate) dei manager del settore. Ce lo conferma Paola Olivares, direttore dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata della School of Management del Politecnico di Milano. “La strategia nazionale, come del resto quella adottata a livello europeo, fissa al 2030 la data per l’introduzione a regime dei servizi di trasporto di persone tramite droni, però è probabile che in Italia, come nel caso di Roma, si possano avere sperimentazioni di questo genere anche prima”, spiega a Società e Rischio. “La novità non riguarderà soltanto la Capitale, ma è probabile – prosegue – che servizi analoghi siano introdotti anche a Milano in occasione delle Olimpiadi invernali del 2026”.

Un mercato in fase di decollo

Se il trasporto di persone costituisce la prospettiva di un futuro che, a quanto pare, sembra farsi sempre più prossimo, l’attuale scenario di mercato in Italia è caratterizzato da una miriade di aziende che utilizza i droni per un gran numero di attività: ispezioni, sopralluoghi, sicurezza e sorveglianza, ricerca e soccorso. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio, pubblicato lo scorso febbraio, arriva a contare 706 imprese, quasi 14mila droni iscritti nel 2022 sul portale d-flight e oltre 87mila operatori registrati sulla stessa piattaforma alla fine dello scorso anno. Il giro d’affari del mercato, in flessione negli ultimi anni anche a seguito della pandemia di Covid-19, si è attestato nel 2022 a 118 milioni di euro, in crescita del 20% su base annua e poco sopra ai livelli che si registravano prima dell’emergenza sanitaria.
E poi, ancora, 27 sperimentazioni autorizzate dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) nel 2022 per voli BVLOS, ossia condotti a una distanza che non consente al pilota remoto di mantenere il contatto visivo e costante con il drone, e l’inaugurazione a Fiumicino del primo vertiporto italiano, uno dei sei attivi a livello mondiale, mentre altri progetti di questo genere sarebbero al momento in fase di studio a Milano e Venezia.

Italia all’avanguardia

Bastano questi pochi numeri per comprendere il livello di sviluppo raggiunto dal mercato dei droni in Italia. “Siamo abituati a pensare all’Italia come a un paese sempre in ritardo sulle grande questioni tecnologiche, eppure in questo ambito ci troviamo a ricoprire una clamorosa, e per certi versi anche inaspettata, posizione di vantaggio”, afferma Olivares. “Il giro d’affari – aggiunge – è paragonabile a quello di Germania e Portogallo, superiore a quello della Francia e di altri cinque paesi europei”. Inoltre, incalza, “siamo gli unici, insieme alla Germania, ad aver sviluppato un piano strategico di sviluppo nazionale sulla mobilità aerea avanzata: Francia e Irlanda ci stanno mettendo mano adesso, il Portogallo ha mostrato un forte interesse sull’argomento, mentre altri sei paesi europei, secondo una survey erogata dall’Osservatorio in collaborazione con Jeda (la federazione delle associazioni europee dedicate al mercato dei droni, ndr), ritengono che il settore sia ancora immaturo per pianificare questo genere di investimenti”.
Le ragioni del vantaggio italiano per Olivares sono da rintracciare, oltre che in un tessuto fatto da start up molto propense all’innovazione, soprattutto nella “lungimiranza di un regolatore che, come accennato, ha voluto subito dare una disciplina ben definita allo sviluppo del mercato: l’Enac è stata una delle prime autorità aeronautiche a emanare, nel 2013, una regolamentazione di settore, cosa che ha spinto la crescita delle start up e, nel 2021, anche grazie al contributo di una task force di cui faceva parte il nostro Osservatorio, ha definito un piano strategico che prevede la progressiva introduzione di servizi innovativi come, appunto, il trasporto di persone”.




Gli effetti della normativa

La disciplina regolamentare, come del resto avviene in molti altri settori, si conferma croce e delizia del mercato. Se, come visto, l’immediata disponibilità di un quadro regolamentare ben definito ha inizialmente favorito lo sviluppo del settore, adesso la normativa vigente rischia di porre qualche ostacolo all’evoluzione del mercato. “La disciplina introdotta da Easa (l’agenzia europea per la sicurezza aerea, ndr) ha superato le regolamentazioni nazionali e scardinato logiche che ormai si erano sedimentate”, illustra Olivares. “Innanzitutto ha eliminato la distinzione fra uso creativo e uso professionale e poi – aggiunge – ha suddiviso le autorizzazioni necessarie per il volo a seconda del livello di rischio dell’operazione: open per droni di piccole dimensioni, specific per droni di dimensioni maggiori e che possono trasportare piccole merci e, infine, certified per droni adibiti al trasporto di persone”. Il problema, a detta di Olivares, risiede principalmente nei lunghi iter autorizzativi. “Ci possono volere mesi per avere il permesso di percorrere in ambito urbano un tragitto di appena 500 metri in linea d’aria, cosa che evidenzia lungaggini burocratiche incompatibili con le logiche di business del settore”, riflette Olivares. 

Verso voli senza pilota

Eppure, nonostante queste difficoltà, il mercato in Italia sembra avviarsi verso un’ulteriore crescita. “Il 78% degli operatori vede grandi margini di miglioramento nei prossimi tre anni, il 60% prevede addirittura uno sviluppo definito dirompente per la cosiddetta advanced air mobility, ossia il segmento relativo al trasporto di persone”, dice Olivares. “A mio parere – prosegue – i maggiori sviluppi si potranno osservare nell’ambito del trasporto di materiale medico-sanitario, che ha già ricevuto una forte spinta dalla pandemia”.
Nuove evoluzioni attendono poi anche la tecnologia che consente a questi oggetti di volare sopra le nostre teste. “Attualmente, siamo di fronte a progetti di ingegneria area che mutuano e spesso combinano tecniche di volo adottate in altri velivoli, come elicotteri e aeroplani”, dice Olivares. “Già oggi però si sta sperimentando l’integrazione di innovazioni come l’intelligenza artificiale: i droni che voleranno da Fiumicino a Roma saranno pilotati da esseri umani, ma in futuro – conclude – è probabile che sarà la tecnologia a guidarli a destinazione”.


ISPEZIONI A BORDO DI UN DRONE
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata, ispezioni e sopralluoghi sono uno dei principali ambiti di applicazione dei droni (43%). È il caso del progetto Exadrone lanciato dall’Enea in collaborazione con Metaprojects. Il nuovo centro di ricerca si propone di sviluppare e integrare ai droni sensori di nuova generazione che potranno essere utilizzati nel monitoraggio ambientale e nelle analisi delle acque in tempo reale, nonché nell’ispezione di siti, installazioni, ponti, viadotti e dighe, al fine di migliorare la sicurezza dei cittadini e la salubrità dell’ambiente.