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Il nuovo lockdown affossa la ripresa

Le misure adottate dal governo, obbligate ma dolorose, causeranno un double dip per l’economia italiana, con una contrazione del Pil stimata in un ulteriore 2% nel quarto trimestre. Sebbene la flessione sarà più contenuta rispetto a quella provocata dal primo confinamento, la crescita per il 2021 sarà minore del previsto

Stime contraddittorie e risultati preoccupanti arrivano dall’economia italiana. Il nostro Paese era tornato a crescere nel terzo trimestre, quello estivo, facendo meglio delle aspettative, dopo un secondo trimestre drammatico, che scontava ovviamente gli effetti della pandemia e del lockdown.
La stima preliminare del Pil evidenziava un aumento del 16,1% rispetto al trimestre precedente, mentre si registrava ancora una diminuzione del 4,7% in termini tendenziali. La variazione in positivo è merito di tutta l’economia italiana e in particolare dell’aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’industria e dei servizi.
Ma se alla fine di ottobre la variazione acquisita del Pil per il 2020 era pari al -8,2%, oggi, secondo le stime di Oxford Economics, sarà leggermente peggiore al -8,6%.
Tra le cause del peggioramento ci sono le nuove misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 decise dal governo per contrastare la seconda ondata del virus. Queste misure, obbligate ma dolorose, causeranno un double dip per l’economia italiana, con una contrazione del Pil stimata in un ulteriore 2% nel quarto trimestre. La flessione, sottolinea la società di consulenza britannica, sarà però molto più bassa del -13% del secondo trimestre e del -5,5% del primo, anche se il peggioramento dell’ultimo trimestre del 2020 si tradurrà in una crescita minore del previsto nel 2021. E quindi l’aumento del Pil dell’Italia per l’anno prossimo sarà probabilmente pari al 4,8%, contro il 6% indicato inizialmente.
Se la flessione della curva dei contagi permetterà alla fine di evitare un lockdown nazionale, come quello di primavera, vorrà dire che le nuove misure differenziate a seconda delle regioni avranno avuto successo e provocheranno un calo meno marcato delle attività nelle prossime settimane, risultando quindi meno dannose a livello economico.
Secondo Oxford Economics a soffrire sarà soprattutto il settore dei servizi, in particolare l’hospitality, mentre il manifatturiero e le costruzioni, sostenuti anche dal forte rimbalzo estivo, dovrebbero controbilanciare in parte il calo del Pil del quarto trimestre. Restano comunque i rischi di una recessione più grave, in particolare se la domanda globale dovesse registrare un brusco indebolimento o se dovessero essere introdotte restrizioni ancora più rigide.
Intanto torna il segno meno per la produzione industriale dell’Area euro a settembre. Secondo Eurostat, la produzione industriale è calata a settembre dello 0,4% rispetto ad agosto (+0,6%). Su base annua, il dato ha subito una flessione del 6,8%. Il calo più netto, purtroppo, si è registrato in Italia, con un -5,6% rispetto ad agosto e un -5,1% rispetto a un anno fa. La produzione ad agosto rispetto a settembre è invece aumentata in Francia dell’1,5% e in Germania dell’1,7%.