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Coronavirus, quanto durerà il distanziamento sociale?

Secondo uno studio dell'Imperial College, un aumento della mobilità senza le dovute precauzioni potrebbe causare in Italia fino a 23mila decessi per Covid-19. È necessario quindi continuare a rispettare la distanza di sicurezza che abbiamo imparato a conoscere nei mesi di lockdown: stando a una ricerca dell'università di Harvard, la cautela potrebbe durare fino al 2022

Il premier Giuseppe Conte ha voluto essere chiaro fin dall'inizio. “La fase 2 non può essere intesa come un liberi tutti”, ha affermato lo scorso 4 maggio, proprio nel giorno in cui l'Italia, dopo due mesi di lockdown per l'emergenza coronavirus, si preparava a tornare, seppur a piccoli passi, alla vita di tutti i giorni. Il liberi tutti, alla fine, non c'è stato. Qualche saracinesca alzata, qualche macchina più per strada, persino qualche runner uscito indenne dalla caccia all'untore che, fra il serio e il faceto, si era scatenata nelle battute iniziali della pandemia. La fase 2 ha così avuto inizio in un'atmosfera paradossale, a metà fra speranza e cautela: l'entusiasmo per aver superato (forse) il momento più critico dell'emergenza si è infatti accompagnato alla paura che la pandemia, così come è arrivata, possa anche tornare. E bloccare tutto di nuovo.
L'ultima conferma arriva da una ricerca del prestigioso Imperial College di Londra: nello scenario peggiore, detto in termini brutali, l'aumento della mobilità senza le dovute precauzioni potrebbe comportare un nuova impennata delle morti per Covid-19. Nello specifico, un aumento del 20% della mobilità potrebbe provocare tra 3mila e 5mila decessi in più. Peggio ancora se l'aumento della mobilità dovesse arrivare al 40%: in questo caso, le morti per Covid-19 potrebbero arrivare a 23mila. “Per compensare l’aumento di mobilità che si verificherà con il rilassamento degli interventi non-farmaceutici attualmente in vigore, l'adesione alle misure di distanziamento sociale raccomandate insieme a una sorveglianza intensificata della trasmissione nella comunità con tamponi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento tempestivo degli infetti sono di fondamentale importanza per ridurre il rischio di ripresa della trasmissione”, si legge nella ricerca dell'ateneo londinese, che già a fine marzo aveva stimato che le misure straordinarie adottate nella fase di emergenza avevano consentito di evitare 120mila decessi in tutta Europa, 38mila solo in Italia.
Guanti e mascherine resteranno quindi nostri compagni di viaggio ancora a lungo. E anche le norme di distanziamento sociale dovranno continuare a essere rispettate. Già, ma per quanto a lungo? La risposta non è facile. Intorno alla metà di aprile uno studio dell'università di Harvard, basato sulla diffusione del Covid-19 negli Stati Uniti, aveva stimato che misure di distanziamento sociale, più o meno costanti, “potrebbero essere necessarie fino al 2022”. Lo studio è stato realizzato analizzando il comportamento di altri due coronavirus, OC43 e HKU1, che provocano il più comune e innocuo raffreddore. Nel dettaglio, i ricercatori dell'università hanno ipotizzato che il Covid-19 condivida due caratteristiche degli agenti patogeni presi come modello: l'elevata stagionalità delle epidemie e la capacità di generare una risposta immunitaria non permanente negli organismi che infettano. Sulla base di queste ipotesi, sono state elaborati una serie di modelli matematici per prevedere evolvere la diffusione del coronavirus. Ed è emerso che, in tutte le simulazioni realizzate, all'eliminazione delle norme di distanziamento sociale è seguito un aumento dei contagi. Lo studio arriva a stimare una riduzione dell'indice di trasmissibilità del coronavirus del 60% in presenza di norme di distanziamento sociale.
Come fatto però notare da un articolo pubblicato dalla Mit Technology Review (e come del resto ammettono anche gli stessi autori), l'analisi resta al momento nell'ambito delle ipotesi. E ciò per il semplice fatto che del coronavirus sappiamo ancora pochissimo. Non sappiamo innanzitutto se il contagio generi un'immunità solo momentanea, come avviene per il comune raffreddore, o se invece garantisca un'immunità permanente: nel caso in cui il sistema immunitario mantenesse memoria del virus che l'ha infettato, è probabile che lo sviluppo di un'immunità di gregge possa consentire di allentare prima del previsto le misure di distanziamento sociale. Allo stesso modo, la scoperta di un vaccino o di farmaci efficaci nella gestione della patologia, su cui stanno lavorando numerosi centri di ricerca in tutto il mondo, potrebbe permettere un più rapido ritorno alla normalità.